Calenda: “Entro questa settimana il nome degli acquirenti”

Vendita di Alitalia, ci siamo. Come ha annunciato stamattina dai microfoni di Radio Capital il ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda, “sul tavolo sono rimaste tre offerte ed entro la fine di questa settimana potremmo annunciare la scelta finale. Personalmente non ho preclusioni e posso dire che faremo una valutazione oggettiva basata esclusivamente sui numeri”.

Le ipotesi in campo

Le tre aziende che hanno formulato offerte sono Lufthansa, EasyJet e Cerberus (fondo d'investimenti statunitense). Chi dei tre riuscirà ad aggiudicarsi Alitalia, ha sottolineato Calenda, dovrà avviare subito una negoziazione per analizzare e gestire gli esuberi, i costi per lo Stato, la restituzione del prestito-ponte (900milioni di euro) e il rilancio del piano industriale della compagnia.

Calenda: “Alitalia da sola non ce la fa”

“Abbiamo fatto un prestito ponte che nell'insieme vale 900milioni e che per fortuna in questo momento è intonso perché i commissari hanno lavorato bene, hanno tagliato molti costi, e quindi la situazione è stabile”, ha sintetizzato il ministro. “Però Alitalia non ce la fa da sola, basta un aumento del prezzo del carburante o anche semplicemente il fatto di entrare nella bassa stagione che si bruciano soldi. Abbiamo bisogno che questa storia di Alitalia trovi una conclusione“, ha puntualizzato Calenda.

I precedenti

La questione Alitalia dura da almeno dieci anni, da quando, nel 2008, la compagnia Air France-KLM tentò l'acquisizione, bocciata dai lavoratori in favore di una scelta nazionale, foraggiata dal Governo Berlusconi, ossia la cordata di imprenditori italiani Cai che poi fallì. Così i successivi governi Letta e Renzi optarono per un accordo con gli Emirati Arabi Uniti di Etihad per la cessione di un 49% di Alitalia. La nuova gestione araba non riuscì, tuttavia, a reggere la concorrenza con le grandi compagnie aeree per le tratte intercontinentali e con le rampanti compagnie low cost per le tratte più brevi. Il risultato è stato un taglio massiccio del personale e l'intervento dello Stato per non far morire la ex compagnia di bandiera.