Riforma del fisco: come si dovrebbe intervenire

Una notizia di questi giorni è stata la sospensione di ben un mese e mezzo delle cartelle esattoriali già notificate nel corso di quest’anno, giustificata dallo stato di emergenza. In sé una notizia simile sarebbe da salutare con un animo non negativo, perché già sarebbe qualcosa in questo Paese che, fiscalmente, non sarà proprio un Inferno ma, sicuramente si avvicina alla concezione comune del Purgatorio.

Al di là della pressione fiscale che, nominalmente, si attesta sul 42,4% ma che, in termini reali, tocca il 48,2% ma che, in certi casi, sulle PMI può arrivare a gravare per il 59,1% come segnala la CGIA di Mestre, uno dei punti più caratterizzanti del sistema tributario italiano sta, da una parte, nella sua complessità, tra balzelli vari e scadenze, e, dall’altra, nella disparità esistente tra l’Agenzia delle Entrate e i contribuenti in caso di contezioso.

Tutto questo nonostante l’esistenza di un c.d. Statuto del Contribuente, cioè la Legge 27 luglio 2000 n. 212, che, di fatto, è sempre stato “lettera morta”.

Per questo la sospensione fino a fine anno, benché accompagnata da una proroga di due anni per la riscossione delle cartelle non ancora notificate e che si sarebbero prescritte a fine anno, come fa notare in un post sui social Enrico Zanetti già viceministro dell’economia sotto il Governo Renzi, non faccia ben pensare, è un primo passo per giungere a quella “pace fiscale”, quindi alla rottamazione delle cartelle esistenti tramite la procedura di saldo e stralcio che è preludio di qualsiasi riforma, più volte invocata anche dalle forze di governo.

In quest’ottica entra l’annuncio di qualche giorno fa del ministro dell’economia Gualtieri di una riforma fiscale epocale per cui sono già stati stanziati 8mld, cioè dell’1,5% del gettito fiscale per intenderci. Sì ho detto 1,5% del gettito fiscale.

Per una persona comune la cifra di 8 miliardi di euro è estremamente rilevante ma, a fronte di entrate pari a 531mld nel 2019, si capisce quanto sia piccola la possibile riduzione delle aliquote stanziata… in partica si potrà andare a rifinanziare quei 100 euro a scalare, previsti per i redditi fino a 40’000 euro annui, per gli anni 2021 e 2022 che sono gli anni per cui è previsto questo stanziamento.

Il ministro, infatti, parla di riduzione dell’IRPEF dimenticando che una riforma seria dovrebbe partire dalle imposte su energia e impresa per stimolare gli investimenti e la ripresa della dinamica dei redditi nel paese, questo perché una riduzione del costo dell’energia, che in Italia è tra i più alti in Occidente, porta vantaggi a tutta la filiera produttiva fino al consumatore finale, mentre le imposte sulle aziende, per via del principio di traslazione fiscale, si scaricano sempre sui cittadini mediante il gioco dei prezzi.

Tagliare le imposte su questi due segmenti significherebbe non solo spingere verso il basso i prezzi e, di conseguenza, verso l’alto il potere d’acquisto ma anche stimolare nuovi investimenti e nuove assunzioni, spingendo così il reddito nazionale e, in prospettiva, anche ad aumentare il gettito per via della crescita del sistema.

Invece no, si parla sempre e solo di tagli all’imposta sui redditi delle persone, perché i 100 euro, così come i vecchi 80 euro di Renzi, sono più visibili il giorno di consegna della busta paga di un abbassamento generalizzato dei prezzi non dovuto a deflazione ma a maggiore efficienza e minori oneri di sistema.

Si potrebbe dire, quindi, che la “riforma epocale” abbia già fatto epoca perché si basa su schemi, diciamolo, populistici, vecchi e ritriti, coerenti con le dinamiche del c.d. Ciclo Elettorale cioè con politiche espansive a ridosso degli appuntamenti (o dei possibili appuntamenti) elettorali a scopo propagandistico per ottenere consenso.

Ovviamente le coperture sono molto interessanti poiché mette sul piatto anche delle poste aleatorie come la lotta all’evasione fiscale, che novità, che, spesso, ha costi superiori alle cifre recuperate, per via dei conteziosi che vanno ad aprirsi e del lavoro che viene generato che va remunerato.

È brutto da dirsi ma il metodo più efficiente per lottare contro l’evasione fiscale è quello di abbassare le imposte e rendere semplice e il più immediato possibile il sistema di riscossione, con poche scadenze fisse e pochi balzelli che permettano un calcolo del dovuto preciso e senza possibilità di contestazione.

Sicuramente si sarà sentito più volte il detto “pagare tutti per pagare meno”, bene è un’ingenuità poiché la proposizione corretta dovrebbe essere “pagare meno per pagare tutti” poiché pensare di legare la riduzione del prelievo solo a fronte di un aumento del gettito è ingenuo, il Leviatano si autoalimenta e continuerà a ingrossarsi. Non è un caso che il gettito fiscale, anche in termini assoluti, sia continuamente in crescita nel Paese da decenni, nonostante la retorica sull’evasione endemica, e anche la pressione fiscale vada di pari passo.

L’unica soluzione è cominciare a tagliare gli introiti per obbligare alla razionalizzazione della spesa che, sempre secondo i rilievi della CGIA di Mestre, pesa per oltre 200mld di euro sui conti dello stato per gli sprechi della PPAA contro i poco più di 100mld di evasione vera riscontrata.

Come si vede di spazio per una vera riforma fiscale ce ne sarebbe, quello che manca sono le idee e la volontà di perseguirla. Ne riparleremo.