Intervento

Partire dalla scuola per educare alla parità di genere

Partire dalla scuola per educare alla parità di genere, al rispetto dell’altro sesso e contro la violenza pare che sarà un impegno del Ministro Valditara sin dall’inizio del nuovo anno scolastico. C’è un piano del Ministero dell’Istruzione con delle linee guida che affideranno la formazione a degli esperti e agli studenti stessi, probabilmente solo nella Secondaria di II grado. Di certo la scuola non può tirarsi indietro, ma non può neanche caricarsi tutto il peso dell’educazione dei ragazzi, perché solo una comunità educante (cioè famiglia, scuola, Chiesa, associazioni, movimenti, ecc.) né ha la forza e la capacità. L’idea che “tanto ci penserà la scuola” rischia di deresponsabilizzare tutti gli altri e per prime le famiglie; forse sarebbe il caso di integrare in qualche modo nel piano del Ministero i genitori che, quando vogliono e sono interessati, sanno farsi presenti e non ci sono impegni di lavoro che tengano.

Per esempio, le attività sul tema che gli studenti realizzeranno in gruppo potrebbero essere presentate alle famiglie nelle forme più opportune quasi fosse uno di quei saggi di danza o teatrali dove in media mamma e papà non mancano. In realtà, nelle aule in un modo o nell’altro ogni ora è una continua scommessa faticosa su queste tematiche anche quando non c’è un percorso esplicitato; e poi quanti progetti, quante giornate, quante ore di Educazione Civica, quante pagine dedicate per affrontarle nello specifico. L’attualità ci dice che non bastano, ma è così anche perché mancano il senso e l’impegno di una comunità educante; è così quando in classe ricevono un certo tipo di messaggio e a casa o sul web altri completamente contrastanti. Naturalmente la scuola non è perfetta, tuttavia è un sistema riconosciuto, controllato e verificabile rispetto al resto, tanto che emergono i punti deboli come il rendere queste attività formative ulteriori ore di studio con valutazione oppure l’esatto contrario, cioè non dargli il valore che meritano e trasmettere agli studenti questa mancanza.

C’è poi il fattore età che conta: affrontare questi aspetti a partire dalla Secondaria di II grado è certamente tardi e onestamente, se fosse così, dimostrerebbe l’incapacità degli esperti del Ministero di leggere la realtà, cosa molto preoccupante! E che dire inoltre della formazione dei docenti su questi aspetti? Ci si formerà insieme agli studenti? Bello, ma peccato che riguarderà solo una parte di loro, quelli che quel giorno si troveranno lì per l’orario. Ha senso lasciare tutto in mano agli esperti che gli studenti non vedranno più anziché rendere esperti gli insegnanti che stanno con loro sempre? Le intenzioni del Ministro sono buone, ma come tutto ciò che viene messo in campo in fretta in seguito ai fatti di cronaca, alle urgenze, alle sollecitazioni da più parti, rischiano di partire senza un’ossatura e di non avere continuità. Infine, non dimentichiamoci di quanto di buone e bello già offrono, per esempio, la letteratura, l’arte, la musica, la religione, la filosofia, la storia, le scienze naturali, le scienze motorie, le scienze umane.

Marco Pappalardo

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