Non solo l’uso dell’atomica è immorale, ma lo è anche il possesso

pace

In questi giorni ricorre il settantaseiesimo anniversario dei bombardamenti sulle città giapponesi Hiroshima e Nagasaki. Oggi a livello storico possiamo dire che non è corretta la motivazione che per anni è stata addotta, ovvero che si è dovuti ricorrere a quelle bombe per evitare altre morti con il prosieguo del secondo conflitto mondiale. Molti storici concordano oggi che le testate sono state sganciate come dimostrazione di fronte all’avanzata delle truppe russe. E’ stata una delle mosse che hanno poi portato alla Cortina di ferro.

Da allora, viviamo nell’era del nucleare e siamo sotto questa costante minaccia. Oggi il pianeta terra vacilla tra l’inverno nucleare, che si verificherebbe qualora scoppiasse la guerra atomica, e la torrida estate incandescente che brucia il pianeta. Sono due possibilità che dobbiamo tenere presenti, anche se quella atomica sembra spaventare di meno.

Purtroppo abbiamo accumulato molto ritardo prima di parlar chiaro sulla bomba atomica. Riguardo la posizione della Chiesa, durante il Concilio Vaticano II si è tentato ma non si è arrivati a nessuna condanna formale nei confronti dell’ordigno nucleare.

Ci è voluto un passaggio fondamentale di Papa Francesco, nel corso del suo viaggio a Hiroshima e Nagasaki, quando, per la prima volta, ha detto che non solo l’uso dell’atomica è peccato, è immorale, ma lo è anche il possesso. Dobbiamo fare un salto di qualità e convincerci tutti che c’è qualcosa di profondamente sbagliato nel vivere con questo costante terrore.

Della produzione delle bombe atomiche ne risentono anche i Paesi da cui provengono le risorse, quali l’uranio, come il Congo negli anni Sessanta e il Niger oggi. E’ incredibile l’inquinamento che causano questi scavi.

Abbiamo tra le 15mila e le 20mila bombe atomiche. Come abbiamo fatto a non inorridire, a non avere una reazione umana di fronte a una cosa del genere? Invece abbiamo accettato tutto. Per questo l’intervento di Papa Francesco è formidabile.

Di quelle parole dobbiamo ricordarcene anche noi in Italia, dove abbiamo una settantina di testate stoccate tra Ghedi, nel bresciano, e Aviano, in provincia di Udine. E adesso ne stanno arrivando di nuove, ancora più pericolose. Gli Stati Uniti aveva cominciato già con Obama a stanziare risorse economiche per rinnovare il loro arsenale atomico. Le nuove bombe B61-12 sono ancora più terribili e il nostro Paese ancora non ha firmato il Trattato delle Nazioni unite che vieta l’arma atomica.

Il sentire di Papa Francesco dovrebbe entrare nei cuori, si dovrebbe scendere in piazza. Ci sono tanti modi per dire il proprio “no”, come la campagna Don’t bank on the bomb. Oggi sappiamo quali banche investono sull’ammodernamento delle bombe atomiche e quindi non si dovrebbero tenere i propri soldi in quelle banche. Il sistema va avanti sostenuto dai nostri soldi.

Il mio augurio forte alla Chiesa e alle comunità cristiane è che ci sia davvero un impegno serio in questo settore.