Intervento

Martedì Santo: il primo passo verso il Golgota

La celebrazione liturgica di questi giorni non si concentra sulla data precisa del Martedì Santo che è una convenzione. Ma è uno sguardo agli eventi centrali del Vangelo che vengono poi parcellizzati nei vari giorni della Settimana Santa per aiutare i fedeli nel cammino pasquale. Sappiamo benissimo – ad esempio – che la Pentecoste fa parte del Ministero Pasquale, anche se la celebriamo 50 giorni dopo. L’evento centrale della liturgia della Settimana Santa è la morte e risurrezione del Signore: la Pasqua, che viene suddivisa in momenti diversi perché noi abbiamo bisogno di questa suddivisione del grande mistero in eventi successivi.

Ciò premesso, delle prime tre giornate della Settimana – lunedì, martedì e mercoledì – l’unica che nei Vangeli ha una indicazione temporale è quella del lunedì: “sei giorni prima della Pasqua” Gesù andò a “Betània dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti” e lì Maria “gli cosparse i piedi, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo”: il nardo, un olio preziosissimo (Gv 12.1-4).

Oltre a ciò, questi tre giorni sono legati tra loro alla prima lettura: sia lunedì sia martedì e mercoledì è riportato il Canto del Servo di Yahweh del profeta Isaia (Is 42.49.50.53). L’accento è posto sulla misteriosa missione che è attribuita all’antico popolo di Israele, ma che poi in pienezza è vissuta proprio da Gesù Cristo.

Nello specifico, il primo canto del Servo di Yahweh (Is 42, 1-4), presenta la figura del Servo di Yahweh quale colui che “Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta”.

La prima lettura del martedì riporta il secondo canto del Servo di Yahweh (Is 49, 1-7), in cui si legge Dio che gli dice: “È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”. Isaia profetizza la missione universale del Servo di Yahweh, vale a dire di Gesù, che non è chiamato a salvare solo suo popolo, ma tutte le Nazioni.

Il Vangelo di Giovanni del Martedì Santo narra il dialogo drammatico di Gesù ai discepoli durante l’ultima cena: In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà» (Gv 13,21-33.36-38). E’ l’inizio della Passione, il primo passo verso il Golgota, la Crocifissione e infine la Resurrezione: è la Pasqua del Signore, che ci ricorda che la morte non è mai l’ultima parola.

don Saulo Scarabattoli

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