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La vita rigenerata nell'amore

Con le prossime scadenze elettorali la Giornata della vita diventa estremamente significativa, perché si costituisce come un accorato appello alla responsabilità dei prossimi governanti affinché diano priorità assoluta alla vita e alla famiglia, perché il Paese ha bisogno di ritornare a vivere: l'Italia è fra i Paesi più vecchi e non può lasciarsi morire con un indice di natalità che sta toccando i minimi storici. Quindi è veramente necessario incentivare la vita, i giovani, così che possano donarsi all'apertura alla vita dei figli che desiderano avere.

E, quindi, è importante anche fornire un sostegno forte alla famiglia, con delle priorità a livello lavorativo: abbiamo chiesto anche uno “stipendio” da destinare alle mamme, per i primi tre anni della vita del bambino; c'è bisogno di una fiscalità che sia attenta al quoziente familiare, come avviene in Francia e in Germania, dove l'indice di natalità è il doppio di quello italiano. Dobbiamo però essere noi cattolici i primi a credere nella vita e a essere generosi, sia nella vita degli sposi, che si donano e si aprono alla generazione dei figli, sia in quella dei consacrati. Noi abbiamo nella Comunità “Papa Giovanni XXIII” tanti consacrati che sono mamme e papà, ovviamente non biologici, ma che hanno rigenerato nell'amore tanti figli, soprattutto coloro affetti da gravi handicap. Vogliamo che questa Giornata sia perciò un inno alla vita.

Noi siamo ovviamente presenti nelle parrocchie e nelle diocesi: la nostra partecipazione non manca nella vita della Chiesa per sostenerne tutte le iniziative. Ma il nostro primo impegno, naturalmente, è sul campo, nelle nostre case famiglia e nelle nostre comunità terapeutiche. Presto saremo in Sri Lanka dove avremo un meeting con tutte le nostre comunità dell'Asia: una terra dove veramente, in una situazione sociale e politica difficile, nella quale i cristiani sono ostacolati e perseguitati, noi accogliamo la vita più fragile, di tanti bambini che morirebbero sulla strada, perché portatori di gravi malattie o perché vittime di denutrizione. Noi viviamo questa Giornata non solo partecipando alle iniziative ma vivendo 24 ore su 24 ore con i poveri, perché questo è il nostro carisma, la missione ed è anche il testamento spirituale che c'ha lasciato il nostro fondatore, don Oreste Benzi.

Paolo Ramonda

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