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Il significato del viaggio di Bergoglio in Svezia

Non c’è dubbio che il 17° viaggio internazionale di Papa Francesco sia servito a dare una fortissima accelerazione al dialogo ecumenico con i luterani. E’ il frutto dei 50 anni di confronto avviato dopo la svolta conciliare. Un simile viaggio, servito ad abbattere (o almeno a indebolire) pregiudizi secolari e reciproche diffidenze, era semplicemente impensabile fino a pochi decenni fa. E’ vero, c’è il precedente di San Giovanni Paolo II nel 1989.

In quella occasione, tuttavia, l’ecumenismo era solo un aspetto, e neppure il più importante, del viaggio. Il Papa era andato prima di tutto a confermare nella fede la piccola (e giovane) comunità cattolica svedese. Oggi Francesco è voluto andare esplicitamente incontro ai fratelli protestanti, tanto che all’inizio non pensava neppure di fermarsi a celebrare la Messa. Fortunatamente ha riflettuto e cambiato la sua posizione. Quel che resta impresso nell’immaginario collettivo è senza dubbio l’abbraccio tra il Papa di Roma e il presidente della Federazione Luterana Mondiale, Munib Younan. E’ un po’ l’icona della visita: “Ciò che ci unisce è più di ciò che ci divide”.

Dialogo irreversibile, dunque. Però non si possono chiudere gli occhi di fronte alle differenze, sostanziali, che ancora dividono le Chiese cristiane. E’ vero che sul piano umanitario, su quello della difesa dell’ambiente, sull’accoglienza di profughi e rifugiati si può camminare insieme, si può operare insieme, si può testimoniare insieme. Vanno bene le reciproche scuse e il perdono. Ma non si può addossare solo ai potenti del Cinquecento tutta la responsabilità di quella che è la più grande ferita inferta alla Chiesa d’Occidente.

Senza dubbio hanno accentuato il solco scavato da Lutero per interessi politici ed economici. Ma parlare di “gratitudine” per “i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma”, come dice la dichiarazione congiunta firmata a Lund, desta qualche perplessità. Perché tra quei “frutti” ci sono anche aspetti come il sacerdozio femminile, il divorzio e un secolarismo dilagante davvero amari e difficili da digerire.

Andrea Acali

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