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I furbetti del cartellino

Ecco che nuovamente si parla dei furbetti del cartellino. Il mortificante andazzo di pubblici dipendenti che entrano ed escono dal lavoro a loro piacimento, venendo meno agli obblighi contrattuali nei confronti della amministrazione in cui dovrebbero prestare l’opera. Nessuno li vede, nessuno li ostacola, nessuno li scoraggia. L’ennesimo clamoroso accadimento stavolta ha riguardato l'”Ospedale napoletano ‘Loreto Mare”;TV e giornali hanno dato ampio risalto ai comportamenti riprovevoli che stavolta hanno visto protagonisti, oltre che ad infermieri, anche medici specialisti, come neurologi, ginecologi, tecnici radiologi. Alcuni se la svignavano per andare negli studi ed ambulatori privati a ricevere pazienti per guadagni aggiuntivi, altri per i propri hobby e per altre attività. Insomma, per questi stakanovisti della furbizia, il posto che hanno in ospedale serve ad avere uno stipendio sicuro, ma il lavoro è un’altra cosa e deve essere pagato a parte. Poi come si è visto sono stati arrestati.

Il danno per l’immagine dei pubblici servizi è incalcolabile; i cittadini pagano tasse, ed invece lo Stato restituisce prestazioni a dir poco insufficienti e con comportamenti dei propri dipendenti che gridano vendetta rispetto a chi si trova nel bisogno di un lavoro, a chi deve essere curato, a chi fa il proprio dovere ma si ritrova marchiato al pari dei propri colleghi.

Oramai sono decine e decine di casi eclatanti nel corso degli ultimi anni, ed ogni volta si parla e si sparla di misure draconiane: licenziamenti per il pubblico impiego al pari del privato; maggiori controlli; punizioni esemplari per chi trasgredisce. Su queste misure abbiamo sentito Ministri, Sindaci, Presidenti di Regione tuonare fulmini e saette, ma con il passare dei giorni tutto resta come prima.

Va intanto sfatato il fatto che nella pubblica amministrazione non si possa licenziare. Infatti il rapporto di lavoro è regolato esattamente come nel privato, quindi qualora si volesse licenziare chi viene meno gravemente ai propri obblighi contrattuali, la sanzione volendo, potrà facilmente applicarsi. Se non accade, lo si deve collegare alla circostanza che non c’è capo ufficio che facilmente si mette contro una persona che conosce personalmente. Tantomeno è disposto l’Assessore, che più che cercare grane, cerca al contrario con favori di rendersi popolare.

Negli uffici ciascuno sa ogni cosa che accade. Credere a coloro che trasecolano di fronte ai fenomeni qui sopra elencati è davvero difficile. Allora la soluzione perché finisca davvero questa incivile situazione, non è invocare nuove punizioni per legge. Si riuscirà a licenziare i trasgressori, quando sarà rischioso per il capo ufficio non sorvegliare e reprimere le illegalità dei dipendenti. Più rischioso sarà per se stesso più il governo del personale diventerà regolare. Anche l’Assessore deve poter rischiare di fronte all’erario qualora si dovesse riscontrare suoi comportamenti anomali rispetto all’interesse pubblico. Di frequente il politico esercita pressione sulla dirigenza pubblica per pratiche clientelari. Questo è il modo di ridare senso all’ordine delle cose, in ambienti dove peraltro non c’è l’imprenditore che per ovvie ragioni in questi casi sorveglia e reprime efficacemente e rapidamente.

Come si vede sono queste proposte ovvie, ma tant’è. È da molto tempo che nel nostro paese si aspetta il trionfo dell’ovvio.

Raffaele Bonanni

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