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SCANDALO A MILANO: SESSO GAY NEL FILM DA FAR VEDERE AGLI STUDENTI

Si propaga a macchia d’olio in tutta Italia il dibattito intorno al presunto indottrinamento gender degli studenti. A pochi giorni dallo scandalo a luci rosse svelato dalla trasmissione televisiva Le Iene, torna nell’occhio del ciclone l’Unar, l’Ufficio Nazionale anti-discriminazioni razziali del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio.

Il fuoco della controversia si è acceso pochi giorni fa a Milano. Precisamente sabato scorso, 25 febbraio, quando presso l’istituto superiore “Cavalieri” è stato proiettato il film “Né Giulietta né Romeo”, con la presenza dell’attrice-regista Veronica Pivetti e in occasione del “Sesto forum per le politiche sociali” del Comune di Milano.

Polemica

Già il titolo della pellicola, snaturando il nome della celebre opera di William Shakespeare, indica la volontà di scardinare l’identità sessuale a beneficio di un’indistinta fluidità dei rapporti affettivi. E infatti l’accusa che è stata mossa contro la proiezione di questo film alle scolaresche, è quella di essere uno “spot sull’omosessualità”. Primi a scatenare la protesta sono stati gli attivisti della Associazione ProVita Onlus.

Sul loro sito hanno pubblicato l’invito che il 16 febbraio scorso l’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, che fa capo al Ministero dell’Istruzione, ha inviato ai Dirigenti scolastici degli Istituti Secondari di II grado di Milano, alla Consulta Provinciale Studentesca e al Forum provinciale delle Associazioni dei genitori della scuola (FoPAGS).

Nella missiva si sottolinea che la proiezione del film rivolta agli studenti è “dedicata a temi sociali attuali sul contrasto alle discriminazioni, sul diritto di cittadinanza, sull’inclusione”. L’evento – si legge ancora – ha il patrocinio dell’ormai noto Unar, ma anche del Consolato Generale degli Stati Uniti d’America, della Associazione genitori di omosessuali (Agedo) e dell’Associazione “Il Cinema e i Diritti”.

Trama controversa

Ciò che ha fatto insorgere l’Associazione ProVita e singoli genitori perplessi è la trama del film, la quale non lesina espliciti riferimenti al sesso gay tra ragazzi minorenni. Il protagonista – di nome Rocco – dopo aver avuto alcune difficoltà d’approccio intimo con una sua amica, scopre di provare un’attrazione nei confronti del bullo di turno malgrado questi lo ricopra costantemente di angherie.

È così che, aiutato dall’amica fidata, Rocco inizia a prendere consapevolezza della sua omosessualità. E decide di fare il fatidico “coming out” dinanzi ai suoi genitori, i quali però non reagiscono affatto bene. Questo il commento della Pivetti sul punto: “Può una famiglia evoluta, progressista, alternativa al punto giusto, saltare per aria di fronte alla scoperta di un figlio omosessuale? Purtroppo sì, anche se siamo nel 2015. Anche se pensavamo che il dato fosse acquisito e metabolizzato”.

Trasgressione

Evidentemente però, proseguendo la trama del film, si evince che questa arbitraria accezione di progresso non conosce limiti. Acquisita e metabolizzata l’omosessualità del figlio, i genitori si trovano costretti a dover prendere famigliarità anche con un nuovo aspetto peculiare. Come riporta la scheda di “Cinemagay”, c’è una scena in cui la madre trova il figlio a far sesso con uno sconosciuto e – si legge – “lui avrà la determinatezza di spiegarle che nel mondo gay funziona così”, cioè prima si entra in intimità e poi ci si conosce.

Ecco allora che questo episodio del film suggerisce l’idea che lo scandalo a luci rosse che ha coinvolto l’Unar non rappresenti un pasticciaccio brutto quanto occasionale, ma sia lo specchio di una realtà che fa della trasgressione il suo tratto distintivo. Di qui l’iniziativa dell’Associazione ProVita di lanciare una petizione per chiedere alla Presidenza del Consiglio e al Presidente della Repubblica di chiudere l’Unar, il quale – affermano i detrattori – “sperpera i soldi dei cittadini per destinarli alla promozione delle attività più ignobili”.

Federico Cenci

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