Intervento

Il Vangelo sociale che unisce Bergoglio e Mattarella

Il Vangelo quotidiano di Francesco è “chiedere a Gesù di benedire quello che abbiamo fatto e quello che non siamo riusciti a fare. Invitarlo. Pregare in maniera domestica“. La missione civile e politica del cattolico Sergio Mattarella è consentire l’unità superiore al conflitto. Lungo tutto il suo settennato il Capo dello Stato si è associato alla battaglia papale contro l’indifferenza.

. Fonte: Quirinale

Un riconoscimento, quindi, dell’intrinseco legame che accomuna tutti i popoli della terra. Rendendo appunto, come indicato nell’enciclica “Laudato si’”, l’unità superiore al conflitto. Per Bergoglio e Mattarella l’indifferenza verso il prossimo e verso il Creato rappresentano due aspetti della medesima realtà. E l’autentica attenzione alla famiglia umana non può scindersi dalla sollecitudine verso la casa comune e il suo stato di salute. I più deboli pagano la cultura del consumismo edonistico Dal punto di vista culturale è la sensibilità conciliare il terreno comune tra Bergoglio e Mattarella, dossettiano e cattolico democratico. Per entrambi il Concilio Vaticano II è punto di riferimento imprescindibile.

Nel momento più tragico della pandemia, Mattarella ha chiesto all’Ue “unità e coesione”. Papa Francesco ha scandito in una piazza San Pietro drammaticamente vuota: “Nessuno si salva da solo”. Il presidente della Repubblica ha spronato l’Europa a “superare i vecchi schemi. Prima che sia troppo tardi”. Il Pontefice ha descritto il “tempo di reimpostare la rotta della vita verso il Signore”. Invocando la “forza operante dello Spirito. Riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni”. Da parte sua Mattarella ha lanciato un appello per “un impegno comune, fra tutti. Soggetti politici. Di maggioranza e di opposizione. Soggetti sociali. Governi dei territori“.Il Vangelo sociale anche come vocazione pastorale di condivisione. Più volte il Pontefice ha esortato ad essere “vescovi pastori, non prìncipi“. Usando immagini che erano già sue sin da quando reggeva la sua precedente diocesi, quella di Buenos Aires. Il volume scritto dal gesuita Diego Fares si intitola “Il profumo del pastore”. E il Papa lo ha donato a tutti padri sinodali. Il testo entra nel cuore dell’azione episcopale di Bergoglio. E nella “mens” profonda del suo magistero sulla figura del vescovo. Padre Fares non è solo uno studioso. Ma è persona che ha frequentato Jorge Mario Bergoglio per quarant’anni. Si è assunto il compito di spiegare al lettore chi sia il vescovo nella visione di Francesco. Ed è lui che, sul tema dei vescovi pastori ha ricordato
un episodio illuminante. Jorge Mario Bergoglio, da rettore dello scolasticato dei gesuiti in formazione, stava aiutando una pecora a partorire. La pecora aveva rifiutato un agnellino dei tre che aveva partorito. Bergoglio chiese a uno studente di prendere l’agnello in camera sua per allattarlo e custodirlo. Questo giovane gesuita puzzava di odore di pecora. E l’agnello lo seguiva per tutta la casa. Persino in chiesa e nelle aule. “Se tu la custodisci, la pecora ti segue“, commentò padre Bergoglio.

 

 

Giacomo Galeazzi

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