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Europee: vincitori e vinti

La Lega sfonda. L’ex partito della Padania, oggi, è un partito nazionale fatto e compiuto, avendo completato la trasformazione. Ora deve dare prova di maturità. Il grande sogno di Matteo Salvini, come lo è stato quello di Renzi nel 2014 che sfondò il muro psicologico del 40%, era quello di portare il Carroccio, dal quale è definitivamente scesa l’esperienza bossiana, ampiamente sopra la soglia del 30% per opzionare il futuro. Il muro però non è stato sfondato, solo incrinato, reso permeabile e, dunque, aggredibile in un futuro non troppo lontano. Se saranno elezioni anticipate lo diranno i fatti e i temi politici delle prossime settimane. Intanto, però, bisogna fare i conti con il sincronismo elettorale di Pd e Movimento 5 Stelle, sostanzialmente equivalenti nel peso elettorale. Ed è questo, il dato più rilevante. Di Maio, più che Zingaretti, potrebbe essere tentato dal grande salto. Lo smarcamento dalla Lega nella pancia dei 5 Stelle, più che nella testa, è una tentazione forte. Ai pentastellati garantirebbe la golden share sul governo che ora, dopo il risultato delle europee, è saldamente nelle mani della Lega. Salvini, rispetto a Renzi, non è un centometrista ma un maratoneta, dunque sa dosare le forze e le idee. I 5 stelle invece, preferiscono sangue e arena. Queste europee hanno plasticamente mostrato tutto ciò. La parabola discendente dei grillini e la ripresa del Pd sono il vero tratto distintivo di questo voto, considerando che FdI e Forza italia restano ai margini. Come si muoveranno ora le pedine sulla scacchiera non è facile dirlo, ma è ovvio che il quadro non è più immobile. La staticità del governo gialloverde non è più un dogma, è solo una variabile, attorno alla quale sarà necessario iniziare a ragionare. Più di quanto dovrà fare Salvini al quale merita solo aspettare. Magari il regolamento dei conti interno ai 5 Stelle servirà ad accelerare il processo. Perché se c’è qualcuno che ha perso, stavolta è proprio il Movimento, non ha perso la spinta.

Enrico Paoli

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