Dpcm, il non coinvolgimento del Parlamento è una patologia

Come tutti avevano previsto sarà un Natale di separazione più che di unità. Purtroppo è un sacrificio necessario, si spera che la terza ondata non arrivi, ma se arriverà si spera che sia molto più soft. Il discorso da fare è anche un altro. Il governo, al contrario della scorsa estate, ha dimostrato che le misure nei confronti delle chiese e delle funzioni religiose, prima si concordano con la Chiesa cattolica e poi si annunciano. Non c’era stata questa disponibilità la scorsa primavera e le conseguenze si sono sentite.

Questa volta Conte ha capito come ci si comporta fra le istituzioni, almeno con la Chiesa, non lo ha fatto con il Parlamento, ha preferito prima rivolgersi ai cittadini. Questo secondo me, francamente, è un metodo sbagliato, scavalcare costantemente il Parlamento vuol dire esautorarlo delle sue funzioni. Noi abbiamo già una politica fin troppo debole – e ce ne accorgiamo tutte le volte che ci confrontiamo con i nostri partner europei – e facendo così si indebolisce ulteriormente.

Il Parlamento viene coinvolto troppo poco e questa è una patologia. L’Italia per costituzione è una Repubblica Parlamentare e il fulcro delle decisioni è il Parlamento. E’ chiaro che quando ci sono momenti di emergenza ci sono degli strumenti da poter utilizzare. Ma è da sottolineare che sono di emergenza, se diventano la normalità per un periodo lungo si va verso la democrazia illiberale. Conte ha cercato di recuperare dello spazio che gli era sfuggito in termini di consenso popolare, ma deve fare molta attenzione perché continuando su questa strada indebolisce le fondamenta del sistema democratico e non è detto che il gioco gli valga la candela, perché potrebbe accelerare i tempi di un eventuale crisi.

Lo snodo centrale sarà il momento – alla fine di questa fase della pandemia – passare a gestire i fondi che ci arriveranno dal Recovery Fund – e chi lo sa forse anche il Mes -, ossia i fondi della ripresa. Il Quirinale ha fatto sapere che non ci saranno alternative e che non ci sarà un governo di unità pasticciato, l’unica soluzione saranno le elezioni. E le elezioni in tempo di pandemia non si sa se si potranno fare e, eventualmente, che risultati potrebbero avere. Lo abbiamo visto la scorsa primavera, le elezioni con la pandemia sono impossibili. I partiti hanno un dovere di responsabilità in più e ce lo ha anche il presidente del Consiglio. L’ultima cosa da fare è questa danza macabra, al massacro generale dove ognuno va a ricercare il proprio piccolo interesse e alla fine cade tutto l’edificio democratico. Questa è la cosa peggiore che potrebbe succedere.

Nel merito delle misure bisogna dire che non si poteva immaginare di liberalizzare tutto quanto, sarà un Natale di sofferenza perché la gente sarà separata, non potrà vedersi. Speriamo che Pasqua, grazie a questi sacrifici, sarà festeggiabile in maniera tradizionale, così – là dove possibile – recupereremo il tempo perduto.