Decreto Ristori ed i conti che non tornano

È interessante analizzare quello che sta avvenendo in Italia. Come è indubbio che il rischio di una “seconda ondata” pandemica sia reale e che i casi, con l’arrivo dell’autunno stiano aumentando, è anche innegabile la gestione insufficiente della situazione da parte delle forze di Governo.

Per mesi hanno propagandato un inesistente “modello Italia” che avrebbe dovuto essere copiato da altre realtà quando, invece, si sono persi mesi ad autocelebrarsi, a programmare nuove spese con i ventilati fondi europei, a elargire bonus a pioggia ma senza mai andare a toccare i punti nevralgici della prevenzione dei contagi e delle modalità di contrasto dell’epidemia: si trattava, cioè, di potenziare i mezzi pubblici e i presidi sanitari territoriali, partendo dai medici di base, per tracciare gli eventuali nuovi focolai e agire chirurgicamente.

Invece no, i trasporti pubblici hanno ridotto le corse, anche per via di una domanda inferiore, aumentando il rischio di assembramenti negli orari di punta (ricordo che non tutti possano lavorare da casa…) mentre i presidi ospedalieri hanno aspettato i promessi investimenti per rafforzare strutture e organici e la maggior parte di essi aspettano ancora.

Ecco che, come previsto da tutti non solo dalle Cassandre che cercano a tutti i costi la ribalta mediatica, con l’autunno i contagi sono aumentati, possiamo discutere quanto si voglia sulle cifre e sulla quantificazione degli infetti ma non si può negare che quanto previsto si sia verificato e sembra che sia stato un attacco a sorpresa, un blitzkrieg di bellica memoria, e che abbia colpito uno stato impreparato a fronteggiare una nuova emergenza.

Bene non è così, questo perché gli ospedali e i presidi territoriali, a parte alcune eccezioni, si erano già organizzati motu proprio e stanno rispondendo al meglio alle esigenze di cura che stanno sorgendo in queste settimane.

Nonostante questo il Governo ha ricominciato ad agire come se si fosse in guerra, prima rilanciando lo stato di emergenza fino alla scadenza massima prevista per questa situazione, poi ricominciando con la manfrina dei DPCM volti a tenere alta la tensione e scaricare la responsabilità su quanto sta avvenendo non sulla sottovalutazione a livello governativo della situazione ma sui comportamenti di esercenti e cittadini, anche se, spesso, incentivati dall’azione di governo.

Ecco la ratio vera delle chiusure previste da parte degli ultimi DPCM, visto che non hanno alcuna logica a livello epidemiologico, come indicato dalla maggior parte dei medici e dei studiosi della materia, eccettuate le Cassandre di cui sopra.

Inoltre, prendendo ad esempio la chiusura dei centri commerciali nel fine settimana, riducendo le ore di apertura dei negozi, facendo conto che per la maggioranza della gente abbia a disposizione circa un’ora al giorno per poter andare a fare compere, è credibile che dopo le 17 dal lunedì al venerdì ci siano più assembramenti rispetto a prima oppure tutti si rivolgeranno ad Amazon per gli acquisti?

Pur premettendo che l’Italia non possa più permettersi alcun lockdown, contrariamente a quanto pensino certi personaggi, e già questa serrata serale/notturna produrrà diversi danni dal lato della tenuta di esercizi commerciali già provati dalla chiusura tra marzo e maggio e dalla riduzione dei consumi di questi mesi e che ora rischiano di non riaprire mai più.

Questo ha generato non solo tensioni all’interno della stessa maggioranza di governo ma anche nella popolazione che, ora, comincia a vedere come primaria la sopravvivenza delle proprie attività e la tutela del reddito rispetto alla protezione dal contagio, a torto o a ragione, resta il fatto che, comunque, se saltasse la produzione di reddito in prospettiva salterebbe anche il prelievo fiscale e, di conseguenza, anche il mantenimento dei livelli essenziali di servizio anche e soprattutto a livello sanitario.

Per questa ragione, oltre alle previsioni del c.d. Decreto Rilancio ecco che il Premier Conte e il suo esecutivo si è riunito per varare in fretta e furia un Decreto Ristori volto a compensare le misure restrittive prese con gli ultimi DPCM. Il Premier ha dichiarato, poi, “Io ho firmato il Dpcm, all’una di notte circa, solo quando siamo stati sicuri che queste risorse c’erano”, bene queste risorse sia chiaro che non ci sono.

Si parla solo e soltanto di spesa a debito con cui si scommette che i gestori degli esercizi commerciali danneggiati dall’azione di governo possano sopravvivere fino a ricominciare a produrre reddito e, quindi, gettito fiscale. I media hanno parlato di percentuali roboanti, di 400%, di 150%… ma di cosa?

Non del fatturato ma degli aiuti a cui si avrebbe diritto ex Decreto Rilancio, per avere degli esempi concreti bisogna cercarli nelle parole del ministro Gualtieri, riportate da ll Sole 24 Ore «L’importo medio per i ristoranti fino a 400.000 euro di fatturato – ha detto Gualtieri a titolo esemplificativo – è di 5.173 euro. Per quelli fino a un milione di fatturato, 13.920 euro; quelli fino a cinque milioni di fatturato 25.000 euro», per teatri e sale da concerto, invece, si avrà un contributo medio intorno ai 13.900 euro con un minimo di 5.000.

Volendo essere maligni si potrebbe dire che sono fondi volti a pagare le imposte e mantenere in piedi il sistema, visto che i dipendenti hanno già diritto alla Cassa Integrazione per cui è già arrivata la prima rata del programma SURE di 10mld di euro. Siamo sicuri, quindi, che sia stato fatto tutto il necessario?

Come detto prima dal lato della prevenzione e del contrasto epidemico sicuramente no, e non per colpa della popolazione o dei c.d. negazionisti ma per indolenza del Governo e degli organi straordinari creati per fronteggiare l’emergenza, dal lato economico men che meno.

Non c’è alcuna idea sul tavolo per un vero rilancio, né per investimenti da finanziare tramite il Recovery Fund, sempre che arrivi, né per sostenere le imprese che, invece, sono sempre più penalizzate dalle mille stramberie messe sul piatto negli ultimi anni da parte del “socio di maggioranza” dell’attuale Governo e che hanno trovato nell’epidemia in corso e nelle misure non esattamente centrate messe in campo per contrastarla il loro cigno nero che, rischia, di diventare ancora più oscuro.