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Un morto in una rissa in un bar a Treviso. Il sindaco: “Tolleranza a doppio zero”

E’ di un morto e cinque feriti il tragico bilancio di una sanguinosa rissa che si è consumata in nottata all’esterno del bar cinese “La Musa” di viale 4 novembre a Treviso.

Ad affrontarsi due gruppi di balcanici, alcuni romeni e altrettanti kosovari, una ventina in tutto. Ignote per ora le cause che hanno scatenato quella che secondo alcuni testimoni sarebbe stata una sorta di spedizione punitiva.

Un 45enne di origine kossovara è stato ferito mortalmente ad una gamba. Vicino al cadavere sangue ovunque, pezzi di bastoni, mazze e tirapugni. I cinque feriti sono stati trasportati, rispettivamente, tre all’ospedale Ca’ Foncello e due al pronto soccorso di Oderzo.

Il pestaggio a Treviso

Il pestaggio sarebbe iniziato quando un furgone nero sarebbe giunto di fronte al bar: una volta fermato, dall’altro lato della strada, ne sarebbero scesi una decina di aggressori armati di coltelli, bastoni e cinghie. Poco prima è stato il fuggi fuggi generale con qualcuno degli aggrediti che ha cercato riparo nel bar, gestito da una cittadina cinese.

Sull’episodio indaga la squadra mobile di Treviso, coordinata dalla dirigente Immacolata Benvenuto; in Questura sarebbero già stati portati nella notte alcuni dei presunti responsabili dell’omicidio. Intervenuti sul posto anche la polizia locale e i carabinieri, oltre al 118. Sembra che alla base della maxi-rissa ci sia un regolamento di conti degenerato.

Il sindaco: “Tolleranza a doppio zero”

Sul posto è intervenuto anche il sindaco di Treviso, Mario Conte, che si è detto sconvolto e ha annunciato un incontro con il Prefetto. “Quello che è successo è un episodio grave” ha detto riportato da Today.it. “Questa violenza non appartiene alla nostra città. Non fa parte del nostro Dna. Tolleranza doppio zero nei confronti di coloro che vogliono trasformare Treviso in un campo di battaglia per i loro regolamenti di conti”.

Le cause precise sono per ora ignote. Fondamentale potrebbe risultare l’analisi dei filmati delle telecamere di videosorveglianza della zona.

Milena Castigli

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