Tornano in piazza i cittadini de L’Aquila, in protesta nel cortile del Palazzo dell’Emiciclo, alla Villa Comunale, contro la sentenza choc del 12 ottobre che attribuiva una corresponsabilità del 30% alle vittime del terremoto del 6 aprile 2009. Le quali, secondo il pronunciamento, avrebbero dimostrato imprudenza nel non uscire di casa a seguito delle prime scosse. La sentenza riguardava 24 dei 309 morti provocati dal sisma, residenti in uno stabile di Via Campo di Fossa. Alla nuova protesta, l’ennesima della mobilitazione spontanea sorta in città dopo la decisione del giudice del Tribunale Civile, hanno aderito tutti i comitati nati per la memoria delle vittime di altre catastrofi, come quella del Ponte Morandi o dell’Hotel Rigopiano. In piazza, però, sono scesi esponenti politici abruzzesi e anche i gruppi organizzati della tifoseria de L’Aquila Calcio.
Lo slogan è lo stesso utilizzato nelle precedenti mobilitazioni: “Le vittime non hanno colpa”. L’emblema dell’ondata di indignazione esplosa nel capoluogo abruzzese a seguito della sentenza emessa sul crollo di Via Campo di Fossa. Secondo Federico Vittorini, che a causa del terremoto perse la madre e la sorella, il pronunciamento “crea un precedente pericoloso… Perché una sentenza del genere attribuirebbe la colpa persino a Falcone e Borsellino per il fatto di aver combattuto la mafia“. Secondo il padre Vincenzo, fra i volti simbolo della battaglia condotta per il riconoscimento dei diritti delle vittime del terremoto de L’Aquila, ha spiegato che “condannare le vittime con il 30% di colpa è un abominio laddove qui in Italia e in altre stragi italiane non è stata fatta né verità né giustizia”.
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