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Si chiama Mela: è la IA che ha imparato a pesare le galassie

Un nuovo algoritmo, chiamato Mela, porta l’Intelligenza Artificiale nello spazio profondo. Grazie ad esso, infatti l’AI ha imparato a pesare correttamente le galassie misurandone la massa partendo da simulazioni della formazione e dell’evoluzione dell’universo. “Presto l’Intelligenza Artificiale potrà imparare anche la fisica che non conosciamo”.

L’Intelligenza Artificiale ha imparato a pesare le galassie

L’Intelligenza Artificiale è una realtà sempre più concreta anche nell’ambito dell’astrofisica e lo dimostra il nuovo algoritmo, chiamato Mela, che ha imparato a pesare correttamente le galassie misurandone la massa partendo da simulazioni della formazione e dell’evoluzione dell’universo. Il risultato, pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics, è stato ottenuto da un gruppo internazionale di ricercatori guidato dall’Università cinese Sun Yat-sen, a cui ha partecipato anche l’Istituto Nazionale di Astrofisica. “Abbiamo chiesto a Mela di mostrarci come otteneva i suoi risultati e quali fossero i dati che avessero più importanza per arrivare alle sue conclusioni”, dice Nicola Napolitano dell’Università Sun Yat-sen, già ricercatore Inaf e ora professore presso l’Università Federico II di Napoli, co-autore dello studio guidato da Sirui Wu.

Napolitano: “L’IA potrà presto imparare anche la fisica che non conosciamo”

“La cosa straordinaria è che abbiamo capito che l’algoritmo può capire la fisica delle gravità. Mela può utilizzare le leggi fisiche che conosciamo – prosegue Napolitano – ma presto l’Intelligenza Artificiale potrà imparare anche la fisica che non conosciamo”. Lo studio ha dimostrato per la prima volta che la metodologia sviluppata funziona anche con galassie reali. I ricercatori hanno infatti confrontato le stime fatte da Mela con quelle ottenute tramite procedure classiche: i risultati indicano che l’IA è in grado di calcolare le masse delle galassie in modo estremamente accurato, utilizzando dati molto più semplici e metodi molto meno laboriosi. “Il lavoro è stato possibile grazie ad un percorso intrapreso dal nostro gruppo – aggiunge Crescenzo Tortora dell’Inaf di Napoli, uno degli autori dello studio – che negli ultimi anni ha esteso le applicazioni dell’IA a diversi settori dell’analisi dati di grandi indagini astronomiche”.

Fonte: Ansa

redazione

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