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Cannabis: le ragioni del no

Qualche settimana fa la sezione minori della Corte di appello di Milano ha confermato la condanna di due ragazzi, che oggi hanno 16 anni, e che la mattina del 29 novembre 2020 hanno ucciso con una trentina di coltellate una persona di 42 anni, a Monza, dopo averlo rapinato dei circa cinque grammi di cocaina che aveva in tasca. Il processo ha accertato che i due si erano avvicinati alla droga a 11 anni iniziando con la cannabis, poi erano passati a cocaina, eroina, crack, e che la tossicodipendenza, come hanno scritto i periti nominati dai giudici, li ha condotti a un delitto operato “in assenza di capacità critiche per obnubilamento mentale, indotto dall’uso continuativo di sostanze psicotrope”. “Mi hanno detto che ho dato 30 colpi, ma io ne ricordo solo 3 o 4”, ha detto uno dei minorenni durante il processo.

La dinamica di questo delitto è analoga a quella di altri crimini motivati dall’uso di sostanze stupefacenti di ogni tipo, anche quelle definite ‘leggere’. Già, ‘leggere’: non è mai ben chiaro se questo aggettivo indichi la sostanza in sé o la superficialità con cui viene adoperato. Eppure nell’Aula della Camera è stato di recente iscritto all’ordine del giorno un testo che mira a legalizzare la coltivazione domestica di piantine di cannabis, e quindi a incrementarne il consumo. Eppure un referendum puntava a cancellare la pena della reclusione perfino per i grossi traffici, e non si tiene solo perché il quesito è stato dichiarato non ammissibile dalla Corte costituzionale il 15 febbraio 2022. Eppure è assai diffusa la convinzione – di cui costituisce esempio quanto era riportato sul sito del Comitato promotore dello stesso referendum – della “minore pericolosità della cannabis rispetto ad altre piante e sostanze”. Eppure proprio a Milano venerdì e sabato prossimi, annunciati qualche giorno fa in Consiglio comunale, si svolgeranno gli ‘stati generali sulla cannabis’, al fine dichiarato di sostenere la proposta liberalizzatrice che è all’esame dei deputati.

È per questo che in contemporanea il Centro studi Rosario Livatino e il network di associazioni “Ditelo Sui tetti” propongono una riflessione alternativa: essa si svolge sempre venerdì 8, con inizio alle 18.15, nella Sala del Gonfalone di Palazzo Lombardia, e si articola nelle relazioni del tossicologo Carlo Locatelli, dell’ex Vice segretario ONU e Direttore Esecutivo dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine Antonio Maria Costa, del magistrato Alfredo Mantovano, e infine della psicologa Elena Chiaron.

L’obiettivo, sulla scia del volume “Droga. Le ragioni del no. La scienza, la legge, le sentenze”, curato dallo stesso Centro studi e pubblicato tre mesi fa da Cantagalli, è di prospettare gli elementi obiettivi di ordine medico, scientifico, giuridico, criminologico che sconsigliano la legalizzazione, e impongono al contrario di intensificare il necessario lavoro di recupero. Sono gli stessi elementi – per lo meno quelli di ordine giuridico – che le due realtà organizzatrici dell’appuntamento hanno prospettato a febbraio alla Corte costituzionale, da sole e con successo, a sostegno della non ammissibilità del quesito referendario sulla droga: in quella circostanza si è affrontata la battaglia e si è raggiunto l’obiettivo, nonostante in tanti avessero formulato vaticini di sconfitta. A conferma che quando si combatte si può vincere o perdere; ma c’è un modo sicuro per perdere, ed è non combattere. Ma rinunciare a combattere è grave, quando la posta in gioco è l’integrità fisica e la tenuta di generazioni, giovani e meno giovani.

redazione

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