L'ombra di Teheran sull'attacco al petrolio saudita?

Colpa dell'Iran? Per Donald Trump al momento è solo una possibilità ma ha già fatto sapere che lui e il suo staff stanno verificando se “dietro gli attacchi in Arabia Saudita” (rivendicati dai ribelli Houthi) ci sia proprio la regia di Teheran. Un'ipotesi avanzata dalla Cnn (che a sua volta cita fonti a conoscenza dell'indagine), secondo la quale “le probabilità sono molto alte” ma comunque ancora non sufficienti ad attribuire all'Iran tutta la responsabilità dell'offensiva via cruise al petrolio saudita. Il fatto che la supposizione sia già finita sul tavolo di Trump, però, desta più di qualche preoccupazione: da un lato perché un eventuale coinvolgimento iraniano assesterebbe il colpo definitivo a qualsiasi possibilità di confornto sul tema del nucleare, per quanto già residua; dall'altro perché, fosse vero, la cosa non resterebbe senza conseguenze. A tal proposito, Trump è già stato chiaro: “Non voglio una guerra con l'Iran, cerchero' di evitarla, ma gli Usa sono pronti con le migliori armi, jet, missili e altri sistemi”.

Tensione alta

Toni estremamente elevati trattandosi di due forze da tempo ai ferri corti. E, pur non sbilanciandosi, il presidente americano ha fatto capire che, una volta appurata la base di lancio dei missili che hanno colpito il complesso petrolifero di Abqaiq, una replica americana sullo stesso “stile” sarebbe una risposta adeguata. Nessuna guerra ma uno scambio di colpi che, allo stesso modo, potrebbe costituire il punto di non ritorno per un'area già fortemente destabilizzata dalle tensioni su dazi e nucleare. Non c'è ancora certezza che dietro l'attacco vi sia Teheran ma la situazione ricorda da vicino la crisi delle petroliere nel Golfo Persico risalente a qualche mese fa, anche in virtù della poca chiarezza sulla strategia degli attacchi. Secondo quanto riferito dalla Cnn, infatti, sembra che i due missili abbiano seguito una traiettoria da nord verso sud, escludendo come area di lancio le regioni nei pressi dello Yemen ma riconducendo il percorso dei missili all'attraversamento dello spazio aereo prima dell'Iraq meridionale e poi del Kuwait (che nel frattempo ha avviato un'inchiesta per determinare la presenza o meno di droni nei suoi cieli prima dell'attacco).