Editoriale

Spagna, la speculazione sulla pelle dei bambini e delle donne

Ideologiche, inutili e dannose. Questi sono i termini che possono essere accostati alle due leggi che il parlamento spagnolo ha votato nonostante le vibranti proteste di settori importanti della società civile che vanno dalla Chiesa cattolica alle femministe.

I provvedimenti in questione sono la cosiddetta Ley Trans (legge trans) e la riforma della normativa sull’aborto. I due pacchetti sono passati, durante la stessa seduta plenaria, con 191 voti a favore, provenienti da tutta la sinistra di governo (partito socialista e podemos), 60 contrari e 91 astenuti. Ad opporsi è stato il Partito popolare, che ha promosso l’abrogazione della legge in caso di vittoria alle prossime elezioni, e la destra di Vox.

L’idea di un’autodeterminazione senza limiti e sganciata da qualsiasi elemento biologico reale pervade tutto il testo della nuova legge sull’autodeterminazione di genere, che consente il cambio di sesso e nome sui documenti senza il consenso dei genitori a partire dai 16 anni. Fra i 14 e i 16 con il consenso dei rappresentanti legali del minore e, fra i 12 e i 14, con un’autorizzazione giudiziaria. Il punto più controverso del provvedimento è che il sesso viene completamente relativizzato, poiché esso è legato solo all’autopercezione di sé. Agli adolescenti che attraversano una fase di strutturazione della personalità viene messo a diposizione uno strumento giuridico privo di qualsiasi controllo. La legge consente infatti di cambiare sesso alla anagrafe e sopprime l’obbligo di diagnosi di disforia di genere da parte di un medico e i due anni di trattamento ormonale previsti finora per ottenere la nuova identità a livello amministrativo. In pratica si può cambiare l’identità sessuata, quante volte si vuole, con una dichiarazione che non comporti alcun percorso di transizione e che non preveda interventi chirurgici o piani farmaceutici.

Tutto questo viene introdotto proprio mentre alcuni Paesi come Gran Bretagna e Svezia hanno fatto una energica marcia indietro sulle leggi pro gender. I servizi sanitari di Londra e Stoccolma hanno chiesto di ripensare radicalmente i protocolli, dopo che hanno osservato l’aumento indiscriminato delle transizioni dei giovanissimi e il successivo fenomeno delle richieste di de-transizione avanzate da ragazzi giovanissimi pentiti ma danneggiati in modo irreversibile. La ley Trans fra le altre cose apre anche a tecniche di riproduzione assistita nel Servizio sanitario nazionale per persone dello stesso sesso femminile ed eventualmente anche per l’utero in affitto. Tutte pratiche portano all’eliminazione del diritto del nascituro ad avere entrambe le figure genitoriali, un padre e una madre.

Nella stessa giornata i parlamentari spagnoli hanno approvato anche la riforma dell’aborto, che consente l’accesso all’interruzione di gravidanza dai 16 anni senza consenso dei genitori. I parlamentari della maggioranza hanno bocciato tutti gli emendamenti che miravano a dare maggiore consapevolezza alle ragazze, come quello che offriva alle giovani donne una ecografia in 4 D nei primi mesi di gravidanza. Per questo motivo è stato aggiunto un articolo che afferma che “le amministrazioni dovranno garantire il libero esercizio dell’interruzione di gravidanza nei termini di questa legge e, soprattutto, veglieranno per evitare che la richiedente sia destinataria di pratiche che pretendono alterare, sia per confermare, revocare o ritardare, la formazione della volontà sull’interruzione o no della  gravidanza”. Di conseguenza i volontari non potranno avvicinare le ragazze per aiutarle sia economicamente che psicologicamente a scegliere per la vita e non per la morte. La legge include anche un congedo per mestruazioni “invalidanti” coperto dallo Stato. Ovviamente si tratta di propaganda perché anche ora qualsiasi lavoratrice che si sente male a causa delle mestruazioni può restare a casa in malattia.

L’ideologia mortifera e fluida che destruttura l’essere umano avanza quindi a passi da gigante nella Spagna che fu uno dei bastioni del cattolicesimo occidentale. Ma ad essere preoccupati non sono solo i credenti ma anche molti settori del movimento femminista e diverse note esponenti del Partito socialista, non c’è da stupirsi perché se tutto può definirsi femmina da un giorno all’altro allora niente e più veramente femmina. Le donne socialiste nei mesi scorsi hanno pubblicato un manifesto in cui si dice chiaramente che la legge “induce i bambini, gli adolescenti e i giovani che provano disagio nei confronti del proprio sesso/genere a compiere un ‘transito sociale’ (cambio di nome, abbigliamento, ecc.), a cui può seguire un intervento ormonale e trattamenti frequentemente chirurgici, alla ricerca di un ‘cambio di sesso’ biologicamente impossibile. Non solo la legge fa ‘male alle donne’ perché trasforma la categoria legale ‘sesso’ in qualcosa di arbitrario, ed è un provvedimento bavaglio perché prevede sanzioni per chi contesta questa visione dell’identità“.

Si allarga dunque il fronte che si oppone a questa ondata ideologica, le coscienze iniziano vedere i frutti nefasti degli strampalati laboratori sociali del tras-umanesimo che fa speculazione politica sulla pelle dei bambini e commercializza i corpi delle donne.

Marco Guerra

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