Manovra 2024: i passi verso l’approvazione

Palazzo Chigi
Palazzo Chigi. Foto: Consiglio dei Ministri

La commissione Bilancio del Senato ha concluso l’esame del Disegno di legge contenente la manovra del 2024. Il provvedimento, ora, deve affrontare la prova dell’Aula dove approda mercoledì 20 dicembre, con il primo voto previsto per venerdì mattina. Il Ddl di Bilancio dovrà poi passare alla Camera per il disco verde definitivo previsto nei giorni tra Natale e Capodanno. Un’agenda dei lavori che permette al governo di restare nel solco di tempi previsti dalle norme. E già questo è un risultato. Quanto ai contenuti c’è da sottolineare come il documento dell’esecutivo metta le mani, o comunque provi ad aggredire la questione del personale sanitario, con l’emendamento del governo all’articolo 33 della manovra, il quale salva dai tagli, inizialmente previsti, le pensioni di vecchiaia di medici, dipendenti di enti locali, maestri e ufficiali giudiziari.

Restano penalizzate quelle anticipate, ma c’è un taglio più soft per i sanitari con una riduzione di un trentaseiesimo del taglio per ogni mese in più di permanenza al lavoro. I dirigenti medici e gli infermieri potranno, se vorranno, rimanere al lavoro fino ai 70 anni. Passo indietro invece dell’esecutivo su una proposta di modifica che avrebbe previsto il pensionamento a 72 anni per i dirigenti medici ospedalieri. Considerando la situazione della sanità italiana e lo stato di salute dei conti del Paese, l’emendamento del governo alla manovra, non rappresenta affatto passaggio marginale. Perché se c’è un bene primario da tutelare, e la salute lo è, che non può essere oggetto di palleggiamento fra maggioranza e opposizione è proprio il capitolo del Welfare.

In un Paese in cui la natalità è in caduta libera e l’innalzamento anagrafico un dato incontestabile, agire sul perno del sistema sanitario, ovvero medici e infermieri, è un atto di civiltà, oltre che di buonsenso economico. Nel passato recente, del resto, quando la manovra doveva affrontare questo capitolo della spesa ci si limitava a tagli o riduzioni, per i quali oggi, tutti noi, stiamo pagando un prezzo altissimo. Nel documento economico varato dall’esecutivo c’è anche il semaforo verde, dato dalla commissione, anche ai quattro emendamenti del governo alla manovra che prevedono, tra l’altro, la rimodulazione dei fondi per il Ponte sullo stretto con una parte delle risorse prese dal Fondo di coesione. Ok anche alla cabina di regia per il disagio abitativo e ai fondi per i concorsi per il comparto della sicurezza. Approvato l’emendamento con il quale tutti i 40 milioni del “tesoretto” per le modifiche parlamentari spettante alle opposizioni sono stati impiegati per il contrasto alla violenza sulle donne. E anche questa, a suo modo, è una bella notizia.

Ma come tutte le belle notizie per diventare realtà, fatto concreto, necessitano di una corrispondenza fra le parole e gli atti. Votare un provvedimento sull’onda dell’emotività non è mai buona cosa, speriamo che stavolta la regola venga sovvertita. Sarebbe una bella prova per la politica, a lungo reticente sul fenomeno della violenza contro le donne. “I 40 milioni di euro del fondo parlamentare concentrati nella lotta alla violenza sulle donne sono un successo delle opposizioni. Dobbiamo ricordarci che le leggi da sole non bastano: servono anche le risorse”, dice la senatrice di Italia Viva, Dafne Musolino. Ha ragione, ma ora non ci sono più alibi. Ok infine della commissione Bilancio del Senato all’emendamento dei relatori alla manovra riguardante la casa. Passa – dunque – la specifica sugli affitti brevi voluta da FI per cui la cedolare secca è al 21% per una delle case affittate e al 26% per le altre. Ok anche alle agevolazioni per il fondo di garanzia sui mutui sulla prima casa per le famiglie numerose e anche in base all’Isee. Al netto dei dettagli del documento economico, quello del Senato era un voto importante, perché sblocca uno stallo politico in cui si trovavano governo e maggioranza parlamentare, ma anche perché riguardava due questioni su cui c’erano state molte discussioni, le pensioni del personale sanitario e i fondi per il ponte sullo Stretto, appunto.

L’articolo 33 della versione originaria della manovra prevedeva un taglio fra il 5 e il 25 per cento per medici, personale sanitario, insegnanti di asilo e scuole elementari parificate che sarebbero andati in pensione dopo il primo gennaio. Restano sul piede di guerra i sindacati. “La legge di Bilancio 2024, di fronte ad un generalizzato aumento del costo della vita, non stanzia risorse adeguate per i rinnovi contrattuali, continuando a svilire il lavoro pubblico, su cui gravano, da tempo, pesanti penalizzazioni”, affermano Serena Sorrentino, segretario generale Fp-Cgil, Domenico Proietti, segretario generale Uil-Fpl e Sandro Colombi, segretario generale Uil-Pa, in occasione del presidio al ministero della Pubblica amministrazione, a Roma. Con la votazione di tutti gli emendamenti il testo passa dalla commissione Bilancio al voto nell’Aula del Senato. In questa occasione se i senatori voteranno la fiducia posta dal governo sul disegno di legge di bilancio, significa che dovranno votarla così com’è. A quel punto il provvedimento passerà alla Camera, dove tra Natale e Capodanno ci sarà un esame in commissione che dovrà necessariamente essere molto rapido e infine la votazione finale in Aula.