Editoriale

La lezione di papa Francesco per un 2022 di speranza

Nello svolgimento degli eventi sociali, religiosi, politici e culturali di quest’anno. Con segnali di ripresa e qualche scoraggiamento. Con timori e incertezze. Dinanzi alla ripetizione della cattiveria ma con la speranza che nella prova della pandemia qualcosa sia cambiato, che qualcosa possa ancora migliorare e che soprattutto tutti noi cambiamo un po’. In meglio.

Le parole dell’omelia del Papa all’inizio dell’anno ci ricordano che siamo custoditi dalla Promessa della salvezza che si è fatta carne in Gesù, figlio di Maria di Nazareth. Le parole di Francesco ci ricordano inoltre che questa promessa si accoglie nella pratica della cura reciproca, e nell’aiuto a chi è più vulnerabile e bisognoso; e ci invitano ad affidarci alla custodia di Maria, a metterci «sotto la protezione di questa donna, la Santa Madre di Dio che è nostra madre. Ci aiuti a custodire e meditare ogni cosa, senza temere le prove, nella gioiosa certezza che il Signore è fedele e sa trasformare le croci in risurrezioni». Custodiva meditando. Con queste parole, nell’omelia della Messa di inizio anno, Papa Francesco ha ricordato l’atteggiamento della Madre di Gesù negli eventi i quali seguirono la nascita del figlio.

Francesco ha aggiunto che le madri «nelle tensioni non separano, le custodiscono e così cresce la vita»; e ha poi condannato la violenza nei confronti delle donne (che purtroppo continua a essere attuale), invitando tutti alla reciprocità della custodia: proteggere le madri e difendere le donne, come le madri e le donne difendono e custodiscono la vita. Il Papa ha inoltre dichiarato che «Ferire una donna è oltraggiare Dio, che da una donna ha preso l’umanità, non da un angelo…». Con queste riflessioni ― che tra l’altro rimandano al significato del battesimo cristiano, e alla reciprocità della custodia del dono dello Spirito santo nella vita del credente ― il Papa ha evocato insegnamenti biblici e magisteriali.

Tante donne straordinarie, molto coraggiose e molto umane, sono protagoniste di storie di custodia reciproca nella Bibbia. Per esempio la donna forte del Libro dei Proverbi: l’esercizio della sua cura operosa è una benedizione per il marito e i figli, che ne fanno le lodi; Rut la Moabita: per custodire la suocera lascia il suo paese e la sua terra, e riceve la protezione di Booz; la principessa Ester: espone la vita per salvare il suo popolo dalla minaccia di morte, quando lo zio Mardocheo le ricorda che se il popolo perisce a lei non andrà meglio.

Con la visione di segni grandiosi nel cielo, il Libro dell’Apocalisse spiega l’origine e il compimento della storia della custodia reciproca di cui sono maestre e protagoniste le donne della Bibbia. Il primo segno è una donna incinta, vestita di sole, la luna sotto i piedi e sulla testa una corona di dodici stelle. Poi, un enorme drago rosso ― con sette teste e dieci corna, e sulle teste dieci diademi ― che trascina e precipita sulla terra un terzo delle stelle del cielo. Il bambino destinato a regnare su tutte le nazioni è subito rapito verso Dio e il suo trono, mentre la donna fugge nel deserto per mille duecentosessanta giorni. Nel cielo intanto si svolge un combattimento tra Michele e i suoi angeli e il drago e i suoi angeli. Le visioni dell’Apocalisse svelano il compimento della promessa di Dio dopo il peccato originale, che cioè la stirpe della donna avrebbe sconfitto il male. La donna incinta testimonia il compimento della promessa nella reciprocità della custodia. Il drago riconosce il momento della sconfitta.

Perciò nelle rivelazioni dell’Apocalisse egli si mette minacciosamente davanti alla donna partoriente. Le ali della grande aquila che permettono alla donna di sfuggire la persecuzione del drago e rifugiarsi nel deserto, la terra che inghiotte il fiume riversato dalla bocca del drago per travolgere la donna, simboleggiano la custodia fedele della parola di Dio, e la parola finale della vita sulla minaccia e la paura della morte.

«Anche a noi capita di dover sostenere certi “scandali della mangiatoia” ― ha detto Papa Francesco all’inizio dell’anno. Ci auguriamo che tutto vada bene e poi arriva, come un fulmine a ciel sereno, un problema inaspettato. E si crea un urto doloroso tra le attese e la realtà. Capita anche nella fede, quando la gioia del Vangelo viene messa alla prova da una situazione dura in cui ci si trova a camminare. Ma oggi la Madre di Dio ci insegna a trarre beneficio da questo urto. Ci mostra che è necessario, che è la via stretta per arrivare alla meta, la croce senza la quale non si risorge. È come un parto doloroso, che dà vita a una fede più matura».

mons. Pino Di Luccio

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