La condizione di anziano è spesso di sofferenza. Non tanto per le inevitabili criticità di salute legate all’età, quanto piuttosto per quel senso di incertezza e preoccupazione generato quasi sempre dalla solitudine, quando ci si sente allontanati e dimenticati da figli, parenti e amici; in una parola, inutili. Ecco perché l’inserimento degli anziani nel tessuto sociale, il coinvolgimento attivo e non soltanto di facciata, l’interazione con la vita quotidiana deve essere la base del rapporto tra società produttiva e terza età. Gli anziani hanno molto da dire e tanto da fare, ma hanno bisogno di un carburante particolare: l’amore. Come i bambini e forse anche di più. Le delusioni della vita, infatti, possono aver aumentato quel senso di sconforto che è il primo sintomo di una depressione che porta all’immobilità.
L’anziano ha diritto a vivere in una famiglia, respirare l’affetto che solo una casa è in grado di dare; i vecchi poi sono insostituibili all’interno dei nuclei e la loro presenza è fondamentale per tutti gli altri componenti: un equilibrio lontano anni luce dalle dinamiche degli ospizi. La vita è fatta di abitudini personali, non di regole imposte; è fatta di scelte cambiate all’ultimo momento, non di menù fissi. E’ fatta anche di capricci e di tempo impiegato per gli altri. Tutte cose impossibili da fare se non all’interno di una vera famiglia, che sia quella naturale piuttosto che quella acquisita. Questo potrebbe e dovrebbe essere il primo passo per un cambio culturale di riferimento verso l’età matura. Peraltro le cronache ci raccontano spesso di patologie nel sistema di accoglienza degli anziani, e sono statisticamente preponderanti i casi in cui tali orrori si sviluppano in ambienti non familiari. E farlo passare come un caso significa forse non voler vedere quale sia la strada corretta da seguire.
“Quante volte – ha detto il Papa – si scartano gli anziani con atteggiamento di abbandono che sono una vera e propria eutanasia… si scartano gli anziani con la pretesa di mantenere un sistema economico equilibrato al centro del quale c’è il dio denaro: siamo tutti chiamati a contrastare questa velenosa cultura dello scarto, i cristiani con tutti gli uomini di buona volontà sono chiamati a costruire una società più umana, paziente e inclusiva”.
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