L’anniversario della morte di Dalla Chiesa sporcato dalle parole di Riina

Riina parla ancora. Anzi straparla. Ormai è diventata una sorta di fiction, ovviamente a puntate, dove ogni volta c’è un protagonista della storia evocato dal carcere. Una volta un magistrato, un’altra un prete, un’altra ancora parla di stragi. Parole che dovrebbero restare chiuse dentro al carcere e che invece vengono sparate fuori a uso e consumo dei media. E che dietro alla fuga di notizie ci sia una strategia comunicativa è ormai palese. Chi può credere che sia un caso che le intercettazioni in cui Riina parla del generale Dalla Chiesa escano esattamente il giorno della 32^ commemorazione dell’attentato? E mentre in tutta Italia le manifestazione in onore del magistrato assassinato si susseguivano, la moglie di Nando Dalla Chiesa ha commentato le intercettazioni: “Quello che dice Riina non è una novità per noi. Noi lo diciamo da sempre. Prima non si trovava la chiave della cassaforte di mio suocero, poi è misteriosamente riapparsa dopo una settimana e nella cassaforte c’era una scatola vuota. Non era da lui fare una cosa del genere”. Ma se è tutto già risaputo anche agli ambienti investigativi, perché dare tutto questo risalto?

In realtà nella parole di Riina non c’è nulla di particolarmente nuovo né interessante. Tanto più che il boss ormai in carcere non parla con Alberto Lorusso solo di stragi, “ammazzatine”, ma anche di politica e perfino di questioni internazionali. A proposito di Gheddafi, oggetto di una conversazione del 17 agosto 2013, Riina e Lorusso affermano che “alla stessa stregua di Berlusconi, pensava alle mutandine”. I due detenuti ricordano che erano talmente in sintonia che Berlusconi organizzò “una spedizione in Libia di duecento modelle messe a disposizione di Gheddafi per la libera scelta”. Il 31 agosto l’attenzione si sposta al Medio Oriente e alla crisi siriana. Riina asserisce – si legge nei verbali – che lui “lo avrebbe già bombardato da sei mesi a questo capo Siriano”. Ecco, questo è il livello delle conversazioni. Davvero è così importante oggi che tutta l’Italia sia appesa al verbo del boss?!