Editoriale

I cinque punti necessari per una ripresa “resiliente”

Si è da poco celebrato il 75° anniversario della fine della seconda guerra mondiale. In un’Europa divisa e dissanguata alcuni uomini coraggiosi posero le basi per la futura Unione Europea: Robert Schuman, Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer, Jean Monnet, Altiero Spinelli e tanti altri.

Il secondo dopoguerra fu caratterizzato in Italia dalla ricostruzione materiale e morale all’impronta dello spirito di sacrificio, del coraggio e della speranza e, nonostante le divisioni ideologiche fra i partiti, da uno spirito unitario che portò alla promulgazione della nostra Costituzione. Alcide De Gasperi e la nascente DC diedero un contributo importante nella costruzione del nostro ordinamento democratico e repubblicano con un’impronta sociale, che favorì una visione politica condivisibile anche da altre forze politiche. Bisogna riconoscere l’impegno di De Gasperi e dello stesso Togliatti di aver mantenuto la collaborazione dell’arco costituzionale, anche dopo l’uscita dei comunisti dal governo, che scongiurò il rischio che le divisioni politiche fra diversi schieramenti mettessero in pericolo l’unità nazionale. Tutto questo, grazie anche al “Piano Marshall” e all’impegno silenzioso di tante persone rese possibile il cosiddetto “miracolo economico”.

La pandemia del Covid-19, che sta mietendo vittime su scala globale, ha fatto sì che capi di governo, parlassero di “guerra contro un nemico invisibile”, per giustificare politiche di emergenza e invitare i cittadini ad accettare i sacrifici imposti in nome della salvaguardia della salute pubblica. Concepire l’epidemia come un’invasione ha portato le nazioni europee e anche alcune regioni del Sud a chiudersi dentro i propri confini. C’è anche il rischio che il “nemico invisibile” non sia tanto il virus, ma anche il vicino di casa visto con sospetto come untore, che diffonde il contagio. Si corre il rischio di acuire la conflittualità in un momento in cui avremmo invece bisogno di collaborazione e solidarietà. Bisogna superare le divisioni fra partiti della stessa maggioranza e di opposizione, fra governo, regioni e comuni e fra paesi del Nord e del Sud Europa. Papa Francesco il giorno di Pasqua, aveva chiesto all’Europa una visione d’insieme maggiormente solidale. E in questi ultimi giorni ha rivolto un appello corale a tutti i politici “perché in questo momento di pandemia cerchino insieme il bene del Paese e non il bene del proprio partito”.  Egli ha lanciato l’allarme per avanzata di un virus peggiore del Covid-19, quello dell’egoismo, dell’indifferenza e ha detto “Senza una visione d’insieme non ci sarà futuro per nessuno!”.

È quindi quanto mai opportuna una riflessione su come gestire il dopoguerra di questa pandemia, che avrà conseguenze ancora non del tutto prevedibili sul piano sanitario, su quello economico e su quello psicologico. In vista dei possibili scenari futuri tutti siamo chiamati a fare una riflessione condivisa coniugando responsabilità e coraggio, prudenza e speranza. Se non ci fosse una fondata speranza che all’inverno segue la primavera, che dopo la tempesta rispunta il sereno, il nostro stare al mondo non avrebbero senso.

Gesù Cristo con la sua resurrezione, ha dato un senso nuovo alla storia e alla stessa natura materiale. Ha scritto il teologo ortodosso Florenskji che con la resurrezione di Cristo “la materia si è divinizzata, si è illuminata nel Corpo di Cristo di una Bellezza immutabile. L’universo trema di un fremito indicibile. Cielo e terra si riempiono di un entusiasmo indescrivibile nell’attesa della primavera eterna. Guardate tutta la natura si abbellisce del suo verde smeraldo; ora in lei si nasconde il seme luminoso della chiarezza. Ora non è più inutile la bellezza, poiché la creatura si è salvata dalla putrefazione, non è più un inutile l’amore, poiché l’amato non morirà senza lasciare traccia. Non è inutile la nostra fede e l’opera dello Spirito, poiché Cristo è risorto”. La fede come fondamento della speranza vissuta nella comunità cristiana, può aiutarci per una “ripresa resiliente” che, secondo l’economista Lorenzo Becchetti, implica una ripartenza capace di mettere assieme salute, creatività economica, lavoro, tempo libero, sostenibilità ambientale.

mons. Michele Pennisi

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