Editoriale

Giustizia, solidarietà e inclusione contro la pandemia

La pandemia ha richiamato all’attenzione del mondo i temi che fin dalla fumata bianca in piazza San Pietro caratterizzano il pontificato di Francesco. E cioè la custodia del Creato e l’ecologia umana. Ad essi si uniscono l’ accoglienza degli immigrati. La convivenza interculturale. La collegialità nella Chiesa. La presa di distanza da ogni forma di potere. Si tratta di prospettive legate tra loro dai fondamentali principi dell’inclusione. Della comprensione. Dell’uguaglianza nella dignità. Della misericordia. Sempre all’insegna dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso.In piena pandemia il Pontefice ha esortato i leader mondiali a resistere alla tentazione di aderire ad un “nazionalismo vaccinale”. E ha sollecitato gli Stati nazionali e le imprese a cooperare (e a non competere) tra di loro. Affinché giustizia, solidarietà e inclusione divengano i principali criteri seguiti nella lotta alla pandemia. Così il documento congiunto della Commissione Vaticana Covid-19 e della Pontificia Accademia per la Vita evidenzia come sia una responsabilità morale accettare il vaccino. Non solo per la salute individuale ma anche per quella pubblica. E la dottrina sociale della Chiesa può contribuire a far maturare questa consapevolezza nella popolazione. Il Papa richiama come i vaccini siano stati sviluppati come un bene pubblico. Perciò devono essere forniti a tutti in modo giusto ed equo. Dando priorità a coloro che ne hanno più bisogno. C’è il rischio, infatti, che la distribuzione dei vaccini su scala planetaria penalizzi i paesi più poveriGià al quinto Convegno nazionale della Chiesa italiana a Firenze nel novembre 2015, Jorge Mario Bergoglio ha dichiarato con forza il suo no ad una Chiesa ossessionata dal potere. E ha aggiunto, significativamente, che gli piace una Chiesa italiana inquieta. Sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Quindi, Francesco non ha certo modificato i principi fondamentali della dottrina della Chiesa. Ma ha saputo
presentarli non come dogmi lontani dalla vita delle persone. Ma come vie per trovare un significato pieno alla propria vita. Francesco si è presentato fin dall’inizio nella sua umiltà, umanità e fraternità.  La Chiesa, di cui Jorge Mario Bergoglio si sente figlio come vescovo di Roma, deve essere povera e senza potere. Per questo deve saper rinunciare gioiosamente a tutti quei privilegi e orpelli di vario genere che hanno finito per offuscare il suo messaggio.

Francesco è stato il primo papa ad entrare in un Tempio evangelico valdese (22 giugno 2015), in occasione della sua visita pastorale a Torino. Lì ha chiesto umilmente perdono ai fratelli evangelici per gli atteggiamenti e i comportamenti avuti noi loro confronti e nel corso della storia da parte della Chiesa cattolica. E ha affermato fiduciosamente di anelare alla comunione di tutti i cristiani e che l’unità si fa in cammino. Ecco la strada per uscire a “riveder le stelle”.

Giacomo Galeazzi

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