Senza discostarsi dalla lezione conciliare, Francesco apre nuove vie. Per una
“trasformazione della Chiesa”. Ed esortando alla conversione. Intesa come presupposto di qualunque riforma. Secondo il cardinale teologo Gerhard Müller, “Francesco sta perseguendo una spirituale purificazione del tempio. Nello stesso tempo dolorosa e liberatrice. Allo scopo di far risplendere nella Chiesa la gloria di Dio. Luce di tutti gli uomini“. Francesco testimonia che la Chiesa ha una sua missione: evangelizzare. Non dominare. Non servirsi del potere e opprimere. Una Chiesa povera
per i poveri. Una Chiesa aperta e viva che non sia un’assistenza sociale. Bensì una carità operosa che renda i cristiani simili a Gesù. Miti e umili di cuore. Senza pregiudizi e accoglienti. Spogliandosi di sé per arricchire gli altri.
In risposta alla crisi della fede, Francesco fa conoscere Cristo. E annuncia il Vangelo. Ancorando l’impegno missionario sulla roccia della Parola di Dio. Jorge Mario Bergoglio proviene da un continente-laboratorio per la fede. Nel quale si mescolano aumento delle povertà e progressiva secolarizzazione. Nei paesi latinoamericani le sette evangeliche fanno concorrenza alla Chiesa cattolica. Francesco guarda al passato e al futuro. Al passato perché la “traditio” è linfa vitale della vita della Chiesa. Al futuro perché guarda alla sua missione nel mondo. Il mandato di Gesù ai suoi discepoli (“andate“) risulta la sintesi di questo cammino. Le sofferenze sono tante. Le lacerazioni sanguinano. Le fatiche sono spesso pesanti e piene di ostacoli. Ma la barca di Pietro non interrompe mai la navigazione.
Giovanni XXIII, due mesi prima dell’apertura del Concilio disse: “La Chiesa oggi è soprattutto la Chiesa dei poveri“. Papa Francesco raccoglie e continua questa realtà profetica. I poveri pongono la Chiesa di fronte al Vangelo. E quando la Chiesa si erge in loro difesa, soffre inevitabilmente persecuzione e morte. Ostacoli e resistenze. Jorge Mario Bergoglio apre nuove vie. Con la gioia dell’evangelizzazione. Alla stregua dei documenti del Concilio Vaticano II. Il suo è un magistero postconciliare. E l’attuazione della lezione conciliare non è data per scontata. Così papa Francesco apre la Chiesa al futuro.
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