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A scuola dall'erede di Stalin

Viviamo in una società confusa e bisognosa di riferimenti. Diceva un noto drammaturgo che una civiltà in cerca di eroi va commiserata. Però dobbiamo intenderci su chi sono i veri eroi. Come insegna la millenaria disciplina delle canonizzazioni cristiane, i Santi della porta accanto, come li chiama Papa Francesco, testimoniano in grado eroico le virtù del credente, nel silenzio della carità e non nel clamore dell’esibizione di sé. Una tentazione che non insidia soltanto i singoli ma anche le organizzazioni, sia pubbliche che private, incluse quelle confessionali. Così, ad avere una condotta autenticamente eroica, non sono di certo coloro che inseguono i riflettori mediatici attraverso atti provocatori e portatori di ulteriori lacerazioni. Nel Vangelo c’è scritto: quando si aiuta il prossimo non sappia la destra ciò che fa la sinistra. Non basta l’intenzione di voler salvare vite, occorre farlo nella maniera giusta. Di buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno. Se un gesto crea divisioni, alla lunga danneggia i più deboli, ammesso che sia davvero questo il reale interesse!

Nella “battaglia” attorno alla Sea Wacht è illusorio scorgere vincitori e vinti: per dimostrarsi veramente eroici bisogna risolvere i problemi e non trasformarli in un pericoloso e logorante braccio di ferro. Fare della comandante di una imbarcazione un “capopopolo” è sbagliato tanto quanto demonizzarla. In una società, sotto molti aspetti allo sbando, (guerre nella magistratura, odio politico, controversie nella “casa comune europea”), di tutto c’è bisogno fuorché di opposte tifoserie sulla pelle dei disperati del mare. L’Italia, terminata la lunga stagione delle campagne elettorali, attende finalmente una vita pubblica di alto livello, che non cada nei tranelli delle distinzioni manichee. Di fronte a questioni epocali, come la gestione dei flussi migratori, servono buon senso, soluzioni concrete (per esempio i corridoi umanitari) e nervi saldi.

Nelle stesse ore della bagarre Sea Wacht, il viaggio del leader russo Putin a Roma, dimostra quanto ci sia bisogno di punti di riferimento affidabili. Lo “zar di Mosca” è rimasto impressionato dal Pontefice, che lo ha persino stupito, chiedendogli a sorpresa di pregare per lui. Come dire, che il successore di quei despoti russi, che della Santa Sede furono i più acerrimi nemici, si è trovato di fronte l’invincibile paladino della pace uscendone disarmato e edificato. E questa è la lezione che rimarrà nella storia: se possono dialogare e ritrovarsi in sintonia su tante questioni coloro che per generazioni sono stati su opposte “barricate”, allora è possibile trovare un terreno comune per ogni altra circostanza.

La sterile logica del “muro contro muro” provoca soltanto danni: il senso di vicinanza che deriva dal franco colloquio in Vaticano, dimostra che è un errore isolare chiunque. Un formidabile insegnamento anche a chi, nel mondo cattolico, tende a criminalizzare l’interlocutore piuttosto che a mirare al suo eventuale ravvedimento. Nessun uomo è un’isola e nessuna controversia può essere risolta senza venirsi incontro. Chi è sicuro della propria identità non ha bisogno di provocare e non ha paura di confrontarsi senza maschere né barriere. Se il successore di Stalin dialoga con quello di San Pietro, allora anche le istituzioni e le organizzazioni non governative possono sedersi allo stesso tavolo piuttosto che querelarsi a vicenda e combattersi a colpi di social. Forse una lezione anche per Bruxelles. Quando si nominano i governanti comunitari, sarebbe bene tenere conto anche delle diverse sensibilità etico-religiose dei popoli europei. Avere l’umiltà – e quindi l’intelligenza – nello spirito costruttivo di sedersi gli uni di fronte agli altri, è l’esatto contrario della follia distruttrice di chi si guarda con ostilità, a tutto danno del bene comune, di chi migra e di chi accoglie. Spetta, come diceva in piena crisi internazionale San Giovanni XXIII, agli uomini di buona volontà, unire mentre gli altri dividono. Magari non si fa il boom di follower, ma si risolvono davvero i problemi.

don Aldo Buonaiuto

Fondatore e direttore editoriale di In Terris, è un sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da anni è impegnato nella lotta contro la prostituzione schiavizzata

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