Il sesso ai tempi del coronavirus. L’esperta: “Nell’intimità qualche rischio c’è”

La psicologa e sessuologa Annamaria Casale a Interris.it: "Non credo che, a emergenza finita, cambieranno le nostre relazioni"

E’ pandemia il coronavirus. L’annuncio dell’Oms, a ogni modo, non rimescola più di tanto le carte in tavola, considerando che la valutazione del rischio, finora, ha tenuto ben presente la possibilità che il Covid-19 arrivasse a tale rango. Va da sé che, in un contesto simile, le misure restrittive necessarie vadano a influire in modo sensibile sulla nostra quotidianità, posta di fronte a condizioni che, fin qui, erano state estromesse dal nostro vivere di tutti i giorni. Inevitabile che, in qualche modo, a risentirne possa essere la nostra sfera affettiva, anche sul piano dell’intimità. Poco chiaro finora se il Covid-19 sia trasmissibile anche sessualmente. Interessante però capire se la pandemia possa influire o meno sulle relazioni umane, anche a emergenza finita. Interris.it ne ha parlato con la dottoressa Annamaria Casale, psicologa e sessuologa, che traccia un quadro: “Qualche rischio c’è. Ma quello che preoccupa davvero, a livello psicologico, è la convivenza forzata”.

 

Dott.ssa Casale, fin dalle prime battute dell’epidemia da coronavirus la letteratura sulle vie di trasmissione non è stata concorde su tutto, specie per quanto riguarda la sfera della sessualità. Quanto ci si espone al contagio nei rapporti intimi?
“Essendo un virus che si propaga per via aerea, attraverso le secrezioni, naturalmente tutto ciò che ha a che fare con l’intimità, quindi con la sessualità, può essere un veicolo che può aumentare o accentuare la diffusione del virus stesso. Quindi c’è più probabilità che possa diffondersi con un’intimità intesa in senso generale”.

Parliamo anche, quindi, di liquidi biologici?
“Questo non lo so di per certo, non ho studiato la cosa in questi termini. Posso dirle, invece, che se parliamo di un virus che si trasmette attraverso la salivazione, quindi le microparticelle che emettiamo quando parliamo, mi viene naturalmente pensare che, ancora di più, possono essere i liquidi biologici portatori del virus”.

Decisamente più esposti, quindi, attraverso rapporti meno intensi ma comunque intimi come i baci…
“Sicuramente sì, a maggior ragione”.

Da psicologa, ritiene che questo periodo di contrazione della nostra sfera quotidiana, accompagnato da un timore legittimo della trasmissione, possa influire sulle nostre sfere affettive?
“Credo che questo non influirà in maniera decisiva su quello che è il nostro modo di vivere. Sicuramente, quando tutto questo finirà rimarrà in noi una sorta di timore, sarà difficile in un primo momento ritornare alla normalità anche relativamente ai contatti umani. Però immagino che molto presto si ritornerà in maniera spontanea a quelle che sono modalità di relazione a cui siamo sempre stati abituati. Non ci sarà una modifica sostanziale di quello che è il nostro modo di essere, se non nei primissimi tempi dopo la fine dell’emergenza”.

Detto dell’intimità con il proprio partner, più complessa sembra essere la vigilanza sui cosiddetti rapporti occasionali, anche sul piano della prostituzione. E’ secondo lei elevato il rischio in questo senso?
“Sì, sicuramente potrebbe esserlo. Fermo restando che, mi auguro, con questo coprifuoco che c’è in tutta Italia anche questo pericolo possa essere scongiurato. Perché possiamo immaginare che, tanto più le persone sono a contatto con altri ma non necessariamente in una condizione di promiscuità, quanto più di vicinanza ad altre persone. Tutto questo aumenta il rischio di contagio. A maggior ragione il contatto con soggetti che hanno a che fare con una moltitudine di persone della quale non si conosce la provenienza né l’attenzione alla situazione attuale. Con le restrizioni in vigore, però, credo che questo rischio si sia notevolmente ridotto”.

A emergenza finita, avremo a che fare con un rientro progressivo nella quotidianità che ci è appartenuta fin qui. Troveremo un piano sociale modificato?
“Dubito che questo possa accadere, immagino si tornerà presto a una normalità senza timori e preconcetti. Perché effettivamente, per quanto possa essere lungo, sarà troppo breve questo periodo da influire così tanto su di noi da farci modificare quella che è la parte istintiva e istintuale di ciascuno di noi. Quello che mi preoccupa da psicologa è invece la convivenza forzata, che tutti siamo costretti a subire in questo periodo. Considerato che nessuno è più abituato a stare in casa per così tanto tempo, temo che possa alla fine portare al logoramento progressivo. Non siamo più abituati a convivere insieme per così tanto tempo, la vita ci porta spesso fuori per impegni, anche esclusivamente di testa. Questo ci porta ad avere a che fare con una quotidianità che avevamo un po’ perso”.