Uccide il nipote, la famiglia depista le indagini

Mistero svelato, nonostante i tanti depistaggi dei familiari. Francesco Paolo Lombardino, il carpentiere di 47 anni ucciso nella notte tra il 26 e il 27 dicembre nel quartiere Cep di Palermo, è stato colpito a morte dallo zio per errore: il ‘fuoco amico’ non ha lasciato scampo al muratore, incensurato. Lo ha ricostruito la squadra mobile di Palermo che iei pomeriggio ha arrestato lo zio della vittima, G.L., di 61 anni.

Il depistaggio

Le indagini sono state brevi nonostante l'omertà familiare. Alcuni parenti di Francesco Paolo Lombardino “per non fare scoprire la verità” hanno infatti “messo su un vero e proprio depistaggio”, racconta all'Adnkronos Rodolfo Ruperti, il dirigente della Squadra mobile di Palermo, che ha condotto l'inchiesta coordinata dalla Procura. Secondo la ricostruzione, nella notte tra il 26 e il 27 dicembre scorsi, G.L. avrebbe dovuto uccidere un'altra persona per questioni di droga, ma lungo la traiettoria si è trovato il nipote, vittima innocente. “I parenti interrogati non ci hanno voluto indicare neppure il luogo dell'agguato – spiega ancora il capo della Mobile – lo abbiamo dovuto scoprire noi da soli dopo più di sei ore”. “C'era in atto un depistaggio che ci ha insospettiti. Da lì abbiamo capito il triste epilogo della vicenda. Volevano ammazzare una persona e ne hanno uccisa un'altra, un parente”. Un parente, quello che ha portato la vittima in ospedale poi però deceduta, avrebbe raccontato agli inquirenti di avere raccolto il nipote in un luogo in cui non c'era neppure una macchia di sangue. “Ci hanno fatto perdere del tempo prezioso – dice Ruperti – alla fine siamo arrivati alla soluzione grazie a un lavoro davvero certosino e grazie alle telecamere, incrociando le testimonianze con attività tecniche”. Intanto, lo zio omicida aveva già fatto perdere le proprie tracce. “Si era nascosto a casa di un amico – conclude Ruperti – aveva con sé una borsa perché aveva pensato di darsi con ogni probabilità alla macchia”. Gli inquirenti sono riusciti a scovare il covo in cui si era nascosto “grazie alla complicità di alcuni parenti”. Il pm che ha coordinato l'indagine lampo è Amelia Luise.