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STRAGI DI PARIGI: SALAH E’ IN FRANCIA, RINVIATO L’INTERROGATORIO

Salah Abdeslam, primula rossa delle stragi di Parigi del 13 novembre 2015, è stato estradato dal Belgio e consegnato alla Francia. Alle 9:05 di mercoledì 27 aprile l’elicottero della Gendarmerie Nationale che in piena notte si era alzato in volo per andarlo a prelevare nel carcere belga di Béveren è rientrato alla base militare di Villacoublay, nell’hinterland parigino, non lontano dai luoghi in cui Salah partecipò a quell’atroce spedizione di morte. Due ore dopo veniva già condotto al palazzo di giustizia, dove un giudice parigino lo ha incriminato con sei capi d’accusa tutti legati al terrorismo.

Secondo il suo legale francese, Frank Berton, che lo ha raggiunto in fretta e furia da Lille non appena appreso dell’inaspettata estradizione, il ventiseienne di Molenbeek ha assicurato di volersi “spiegare”, ma non subito. “Ora sono troppo stanco”, ha detto al magistrato che ha accolto la richiesta rinviando l’interrogatorio al 20 maggio. Nel tardo pomeriggio il corteo di auto lasciava il Quai des Orfèvres a sirene spiegate per Fleury-Mérogis, il penitenziario più grande d’Europa. Qui, Abdeslam ha passato la sua prima notte in “isolamento”, sorvegliato a vista da una squadra di “guardie agguerrite, formate per la detenzione di individui pericolosi”, ha detto il ministro della Giustizia, Jean-Jacques-Urvoas. I mobili della sua cella sono stati inchiodati e le finestre blindate per evitare eventuali tentativi di suicidio. Inoltre, per la prima volta, un sistema di videosorveglianza controlla il detenuto 24 ore su 24. Per Jean Reinhart, avvocato di una trentina di vittime delle stragi del 13 novembre, l’estradizione “mostra che la giustizia è in cammino”.

Anche se per il processo ci vorrà ancora molto tempo. L’ex fuggitivo con passaporto francese catturato il 18 marzo scorso a pochi passi dalla sua casa d’infanzia di Molenbeek è stato estradato per via aerea, una scelta “tattica”, spiegano gli 007, anche per evitare imbottigliamenti nel traffico e il rischio di un’imboscata. Nel suo ultimo viaggio verso Parigi, Salah è stato scortato dalle unità di élite del Gign, gli stessi che condussero l’assalto contro i fratelli Kouachi dopo l’attentato a Charlie Hebdo nel gennaio del 2015.

Che l’estradizione top secret fosse imminente lo si poteva intuire dalle parole di Sven Mary, l’avvocato belga di Abdeslam, che in un’intervista a Libération ha usato toni a dir poco spregevoli nei confronti del suo assistito. Salah? “E’ un povero coglione, un gregario, non certo un capopopolo”. E ancora, insiste il penalista di Dilbeek: “Ha l’intelligenza di un posacenere vuoto”. Per non parlare del suo rapporto con la religione: “Gli ho chiesto se avesse letto il Corano, ha risposto che aveva visto l’interpretazione su internet. Per spiriti semplici come lui il web è perfetto, è il massimo che siano in grado di capire”. Celebre in Belgio per aver difeso terroristi ed ex mafiosi il legale fiammingo dalla testa pelata e il fisico tarchiato che in molti paragonano a Bruce Willis sembra averne abbastanza.

Ora che il suo cliente è in Francia non è affatto sicuro di voler continuare ad occuparsi del caso: “Non è facile addossarsi una difesa che non mi porta nulla, se non seccature”, incluso le “diverse aggressioni” subite in questi ultimi mesi. “E meno male che mi so’ difendere…”. In attesa che Sven Mary decida se lasciare davvero il caso, in Francia verrà affiancato da Frank Berton, che Abdeslam ha scelto sulla base di una rosa di nomi propostagli dallo stesso Mary. Del resto i due avvocati lo hanno incontrato insieme il 22 aprile nel carcere di Beveren. “Siamo in democrazia, ognuno ha diritto ad essere difeso, Abdeslam deve esserlo”, dice oggi l’avvocato francese, aggiungendo: “Ciò che conta è che abbia diritto a un processo equo”. E’ anche questa la differenza tra la barbarie e la civiltà.

Francesco Volpi

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