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Omicidio Yara, Bossetti rifiuta di rispondere alle domande dei pm

Massimo Bossetti, accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio, si è avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio col pm Letizia Ruggeri. Secondo quanto dichiarato dai legali, all’imputato “sono state fatte inaccettabili pressioni” per spingerlo a confessare “anche da coloro a cui è affidata la sua custodia e perfino dal cappellano del carcere”.

“A fronte di un atteggiamento inaccettabile dalla procura, il signor Bossetti ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere“: così spiegano la posizione del proprio cliente, gli avvocati dell’unico imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio, precisando che “al signor Bossetti è stato rifiutato di vedere il proprio consulente criminologo Ezio Denti”.

Gli elementi emersi nelle ultime settimane, con il racconto di una donna che dice di averlo riconosciuto come uno dei due uomini che la sera della sparizione di Yara vide nascosti in una siepe vicino al luogo del rapimento, e le dichiarazioni del cappellano del carcere di Bergamo, preoccupano non poco i legali del muratore, Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti. I due inoltre lamentano anche il fatto che al proprio cliente sotto inchiesta siano negati i colloqui straordinari con i figli minori: “Siamo al limite della tortura psicologica e a pressioni inaccettabili perché confessi”.

In particolare, per gli avvocati, il cappellano del carcere di Bergamo, che avrebbe consigliato a Bossetti una linea difensiva diversa “deve occuparsi di anime” e non di “strategie difensive”. Bossetti, ha sottolineato Salvagni “non confessa perché non ha proprio nulla da confessare in quanto non ha fatto nulla”.

Garantisco la correttezza e l’operato della Procura”, ha tagliato corto Francesco Dettori, procuratore capo della Repubblica di Bergamo. “Cerchiamo riscontri alle indagini e non sottovalutiamo elementi eventualmente a favore dell’indagato”. Ma i legali insistono: “Siamo tornati al processo inquisitorio, con uno sbilanciamento del tutto a favore dell’accusa, mentre la difesa ha anche difficoltà ad avere alcuni atti”.

Chiara Menichelli

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