Categories: Cronaca

Omicidio Escobar, verso la giustizia 24 anni dopo

Una svolta inattesa per uno dei casi più atroci che abbiano mai sconvolto il mondo dello sport: dopo 24 anni di silenzio, è stato finalmente tratto in arresto il mandante dell'omicidio di Andres Escobar, calciatore colombiano celebre, suo malgrado, per la sfortunata autorete contro gli Stati Uniti ai Mondiali del '94, la quale contribuì alla sconfitta dei suoi e all'eliminazione dei Cafeteros dalla competizione. Un errore che il difensore, allora 27enne, pagò con la vita, freddato barbaramente davanti un bar di Medellin da un sicario probabilmente legato al narcotraffico e assoldato dai criminali in seguito a presunte perdite nel giro di scommesse clandestino che quell'episodio avrebbe provocato. Oltre due decenni dopo, a finire in manette è stato Santiago Gallon Henao, narcotrafficante colombiano che avrebbe dato l'ordine di assassinare il calciatore.

L'autogol

Quasi 94 mila persone, il 22 giugno del 1994, affollavano il Rose Bowl di Pasadena, fra i teatri dei Mondiali statunitensi di quella caldissima estate. Non era ancora il giorno della finalissima fra Italia e Brasile ma una delle sfide della fase a gironi, precisamente quello A: in campo gli Stati Uniti, padroni di casa, e la Colombia di Maturana, terza classificata alla Copa America del 1993. Un incontro decisivo per il cammino iridato delle due nazionali, con gli States costretti a vincere dopo il pari dell'esordio con la Svizzera e i Cafeteros reduci dalla brutta sconfitta con la Romania di Hagi. Un incontro passato alla storia per l'epiosdio che in buona parte lo decise, arrivato al minuto 35 di quel rovente pomeriggio: l'autorete di Andres Escobar, intervenuto in spaccata sul cross mancino di Caligiuri portando in svantaggio la sua squadra. Per la cronaca, la partita finirà 2-1 per gli Usa (che passarono il turno), mentre le ambizioni mondiali dei colombiani si chiusero con quella sconfitta. Quello che nessuno si sarebbe aspettato, nemmeno un mese dopo, era la morte del difensore in maglia numero 2, assassinato a sangue freddo nella sua Medellin: il “conto” presentatogli dai criminali del narcotraffico per il suo autogol il quale, secondo quanto si affermò all'epoca, avrebbe causato ingenti perdite alle scommesse del totonero.

Spiraglio di giustizia

Quasi ventiquattro anni sono trascorsi da quel 2 luglio e dall'omicidio del calciatore dell'Ateltico Nacional. Ancora oggi qualcuno discute su cosa dissero gli assassini prima di ucciderlo davanti agli occhi della sua fidanzata: alcuni sostengono che la parola fu “goal”, altri che pronunciarono la frase “Grazie per l'autogol”. Qualunque sia la versione corretta, il giovane difensore pagò il suo errore sportivo con la vita, “colpevole”, secondo la malavita colombiana, di aver causato il fallimento di molti pronostici che vedevano la Colombia favorita sugli Usa. Per il suo barbaro assassinio, avvenuto con tre colpi nella schiena, fu arrestata un'ex guardia del corpo, Humberto Munoz Castro, condannato a 43 anni di carcere ma rimesso in libertà dopo soli 11. Oggi, finalmente, sembra esserci la possibilità di arrivare alla giustizia per Andres, ciò che dal 1994 a oggi è stato solo sperato dai familiari del calciatore.

redazione

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