Le ultime ore di Dj Fabo raccontate da madre e fidanzata

La signora Carmen, madre di Fabiano Antoniani, noto come Dj Fabo, “interiormente” non aveva accettato la scelta del figlio di andare in Svizzera per il suicidio assistito. Ma a parole lo sostenne al capezzale, per “lasciarlo andare via sereno”.

Lo ha raccontato la stessa donna oggi, ascoltata come testimone nel processo a Marco Cappato, esponente radicale e tesoriere di Associazione Luca Coscioni, che dopo aver accompagnato nel febbraio scorso Antoniani oltreconfine per morire con il suicidio assistito, si è autodenunciato in Italia rischiando fino a dodici anni di carcere.

Il dialogo tra madre e figlio

“Vai Fabiano, la mamma vuole che tu vada“, avrebbe sussurrato al dj sua madre, come ha raccontato stamattina in aula in un clima di commozione. La donna ha spiegato che già dopo l'incidente, che nel 2014 rese Antoniani cieco e tetraplegico, lui decise di “andare a morire” in Svizzera. “Non voleva morire soffocato interrompendo le cure”, ha aggiunto. E disse a sua madre: “Io voglio che tu accetti questa cosa mamma, io voglio morire”.

Nonostante i suoi cari provassero a convincerlo del contrario, Antoniani sarebbe stato fin da subito convinto di non avere speranze di guarigione. “Io e Valeria (la sua fidanzata, ndr) abbiamo molto barato con lui – ha detto la madre – ma lui non era stupido, lottava sì e poi si è arrabbiato molto perché pensava che noi rallentassimo la sua morte ed era vero”.

Particolarmente toccante il racconto da parte della madre degli ultimi istanti di vita di Antoniani. “Fabiano ha fatto tutto da solo – ha spiegato la donna – è stato bravissimo. Per fare capire com'era mio figlio, lui aveva capito che non avevo accettato interiormente la sua scelta e allora per farlo andare via sereno gli ho detto 'Vai Fabiano, la mamma può continuare, voglio che tu vada. E lui ha schiacciato il bottone”.

Un rapporto di amicizia si sarebbe creato tra Antoniani e l'esponente radicale Cappato, sempre a detta della mamma del ragazzo morto a febbraio. La sofferenza di suo figlio la spinge ora a sostenere la legge in discussione in Parlamento. “Speriamo che sia la volta buona per avere una legge sul biotestamento – ha detto in aula -, mio figlio ha lottato tanto per questo. Mi auguro che la sua morte non sia stata inutile“.

La testimonianza della fidanzata

Per poter morire – ha raccontato invece la fidanzata Valeria, anche lei ascoltata dai giudici – Antoniani arrivò a fare “uno sciopero della parola e della fame”. La ragazza ha quindi aggiunto: “Io sono campionessa europea di boxe e gli dissi un giorno che stavo combattendo ma sentivo che la 'Signora Morte' stava vincendo e mi sentivo sconfitta. Mi rispose che non dovevo sentirmi sconfitta perchè quella per lui era una vittoria“.

Ricordando che il suo fidanzato era una persona con cui “non ci si poteva annoiare mai”, ha rievocato anche le sue ultime settimane di vita. Antoniani le disse che era “sollevato e tranquillo” quando ricevette dalla clinica svizzera Dignitas il consenso ad andare a morire lì. Scelse come data per il suicidio assistito dapprima il 18 febbraio, poi decise di spostare il tutto al 27 dello stesso mese, per poter prima festeggiare il suo compleanno. “Da quel momento non ne abbiamo più parlato fino a febbraio. Abbiamo cominciato a uscire con gli amici tutte le sere e per i suoi 40 anni gli ho organizzato una grande festa“.