Cronaca

Sequestrate dieci tonnellate di Marijuana

Due persone sono state denunciate per produzione e detenzione illecita di sostanze stupefacenti e per intermediazione illecita di manodopera. La Guardia di Finanza di Lodi ha così sequestrato un intero fondo agricolo trasformato in maxi piantagione di Marijuana a Borghetto Lodigiano (Lodi), fatta passare per piantagione di canapa light.

Una società agricola di “canapa light”

Si tratta di un campo da oltre un ettaro sul quale due giovani, F.M. di 24 anni e D. G. di 21, hanno dato vita ad una società agricola. Questa produceva della “canapa light”, attività di per sé lecita se le sementi utilizzate sono caratterizzate da un quantitativo minimo di principio attivo.

Un’intera piantagione sequestrata di Marijuana

I finanzieri hanno quindi sequestrato l’intera piantagione. Questa è composta da 115.800 piante di marijuana per un peso complessivo di 10 tonnellate. Qualora fosse stata messa in commercio la marijuana avrebbe procurato un profitto di diversi milioni di euro. I due italiani impiegavano sul campo lavoratori extracomunitari.

Impiegati anche lavoratori extra comunitari

“Si tratta della più grande piantagione mai vista in Italia”, sottolinea il comandante della Guardia di Finanza di Lodi, Vincenzo Andreone, riguardo al sequestro di 115 mila e 800 piante di marijuana “travestite” da canapa light nel lodigiano. “Quando siamo arrivati al campo di Borghetto Lodigiano, abbiamo trovato una dozzina di lavoratori extracomunitari che vivevano in condizioni estremamente precarie – aggiunge il comandante -. Alcuni di loro lavoravano dall’alba al tramonto e la notte riposavano nel capannone adiacente la piantagione nell’indigenza più assoluta mentre i loro caporali in due roulotte. Sei di loro siamo riusciti a bloccarli, altri sei si sono dati alla fuga”. E adesso la Guardia d Finanza di Lodi sta cercando di risalire ai canali di smercio che venivano utilizzati dai due giovani produttori denunciati”.

Gli esami di laboratorio

L’esito degli esami di laboratorio disposti dalla Procura della Repubblica di Lodi ha rivelato un valore che ha raggiunto anche il 14% di THC, di gran lunga superiore a quello consentito. In più, i titolari dell’azienda agricola non sono stati in grado di esibire la documentazione contabile, la cui tenuta è obbligatoria per legge, attestante gli acquisti e la specifica natura della semente utilizzata nella coltivazione che avrebbe permesso di ricostruire l’intera filiera agroindustriale.

 

 

Rossella Avella

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