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Aggressioni in ospedale, c'è l'aggravante

Il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl presentato da Giulia Grillo, titolare del dicastero della Salute, che prevede un'integrazione dell'articolo 61 del Codice penale. Viene così introdotta come aggravante l'aggressione o la minaccia nei confronti degli operatori sanitari nell’esercizio delle loro funzioni. Il disegno legge predispone anche la creazione di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza di tutto il personale della Sanità.  “Il Ssn ha il doppio dovere di tutelare i cittadini-pazienti – ha detto la Grillo – ma anche di garantire l’incolumità di chi vi opera”.

Le reazioni

Ora il ddl passerà al voto della Camera e del Senato. Nel frattempo, le associazioni di medici ed infermieri esprimono soddisfazione per l'approvazione del governo. L'ordine dei medici della capitale, il più vasto d'Europa, ha diramato un comunicato in cui si legge: “Ringraziamo il Ministro Giulia Grillo aver preso, come promesso, provvedimenti fattivi e in tempi rapidi per cercare di combattere l’escalation di violenza contro i medici e gli operatori sanitari. Eravamo certi che avrebbe dato seguito alle sue parole, visto che ha più volte dimostrato grande sensibilità su questo tema.” L'associazione di categoria, però, chiede che non ci si fermi qui. “Non è sufficiente – si legge ancora nella nota – come deterrenza al fenomeno la sola integrazione dell’art. 61 del codice penale. È necessario che il personale sanitario nell’esercizio delle sue funzioni sia inquadrato nella figura di pubblico ufficiale o, in alternativa, prevedere la procedibilità d’ufficio contro gli aggressori; ciò permetterebbe, tra l’altro, di conoscere i reali dati del fenomeno oggi ancora sottostimati.” Molto spesso, infatti, gli atti di violenza o le minacce subite dal personale sanitario non vengono denunciate per paura di andare a processo in solitaria, senza il supporto delle strutture ospedaliere. 

Numeri da emergenza nazionale

Il fenomeno delle aggressioni negli ospedali ai danni di medici e infermieri sta assumento un carattere emergenziale negli ultimi anni. Un'indagine realizzata dal sindacato delle professioni infermieristiche (Nursind) e relativo al 2017 fotografa una realtà che comincia a spaventare: dal 2014 in poi il numero delle aggressioni ha superato i mille casi. Sono 3409 gli operatori sanitari che hanno confessato di esser stati vittime di violenza sul luogo di lavoro. Un dato nettamente superiore rispetto a quello registrato nel 2013: all'epoca erano 'appena' 978. Il 61% degli infermieri e dei medici consultati hanno ammesso di aver subito un'aggressione, mentre il 37% degli intervistati riferisce di aver assistito ad un episodio simile ai danni di un collega. Solamente l'1,7% del campione ha rivelato di non aver mai vissuto nè sentito parlare di aggressioni in ospedale. I risultati del sondaggio vengono confermati dai dati rilasciati dall'Inail per il 2018 secondo cui si registrerebbe una media di tre aggressioni al giorno. 

I casi più noti

La scorsa settimana aveva fatto scalpore la notizia dell'aggressione subita da un medico a Crotone che aveva comunicato alla famiglia il decesso di un paziente arrivato già in condizioni critiche in ospedale. Il fenomeno era emerso in tutta la sua drammaticità anche dopo lo stupro denunciato da una dottoressa siciliana e avvenuto durante un turno notturno alla guardia medica di Trecastagni. La donna aveva avuto il coraggio di denunciare pubblicamente quanto aveva subito esponendo il suo volto per sollevare l'attenzone dell'opinione pubblica sulla questione della mancata sicurezza sul lavoro degli operatori sanitari. 

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