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Fra Sala: “Vogliamo essere samaritani aprendo le porte ai bisognosi”

In Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, il fenomeno della povertà è connotato dall’emergere di nuove fragilità e profili sociali. Nel nostro Paese si contano oltre 5 milioni 674 mila poveri assoluti, che corrispondono al 9,7% della popolazione. Ciò significa che, un cittadino su dieci, ad oggi, non ha accesso a un livello di vita dignitoso. La povertà, pertanto, è diventata un fenomeno strutturale rispetto a quindici anni fa quando, questo fenomeno, lambiva solamente il 3% della popolazione.

L’opera dei Fatebenefratelli

Le origini di San Giovanni di Dio, il cui vero nome era Juan Ciudad, affondano in Portogallo, a Montemor-o-Novo. In gioventù, dopo essersi posto sotto la guida di San Giovanni d’Avila, si è recato in pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Guadalupe e poi, tornando a Granada, ha dato inizio alla sua opera, accorrendo in aiuto dei poveri, malati e dei bisognosi. Lavorava, chiedeva l’elemosina, raccoglieva i poveri per la strada: mano a mano volontari e benefattori si sono uniti a lui. Il suo modo di chiedere la carità era molto originale: “Fate del bene a voi stessi! Fate bene, fratelli!”. Il processo di beatificazione ha avuto luogo nel 1630 e il 16 ottobre 1690 è stato canonizzato. È Patrono celeste degli infermieri e delle loro associazioni e secondo Patrono celeste di Granada.

L’esperienza di Brescia

La disponibilità verso il prossimo propria di San Giovanni di Dio ha trovato concreta attuazione nella Locanda san Giovanni di Dio, una struttura che, a Brescia, accoglie persone in condizione di grave marginalità con l’obiettivo di creare percorsi innovativi di fuoriuscita dall’esclusione sociale. Interris.it, in merito a questa esperienza di altruismo e inclusione, ha intervistato fra Angelo Sala, membro dell’Ordine dei Fatebenefratelli che, da oltre trent’anni, svolge il proprio ministero sacerdotale al fianco degli ultimi e attualmente è referente religioso della Locanda San Giovanni di Dio.

 

San Giovanni di Dio, il fondatore dei Fatebenefratelli (© VaticanMedia)

L’intervista

Fra Angelo, come nasce e che obiettivi ha la “Locanda San Giovanni di Dio”?

“La ‘Locanda San Giovanni di Dio’ prende avvio nel lontano 1981 come dormitorio ad opera del Maestro dei novizi che, insieme con loro, accoglieva le persone senza fissa dimora. All’intero della struttura ospedaliera dei ‘Pilastroni’ di Brescia, si era ricavato uno spazio per dare accoglienza a quelle persone. A quel tempo si avevano a disposizione quindici posti letto. Gradualmente, insieme all’evolversi dei bisogni della società bresciana, abbiamo iniziato a strutturarci maggiormente e, seguendo l’insegnamento del nostro fondatore, abbiamo obbedito allo spirito e al carisma di San Giovanni di Dio, ampliando i posti letto disponibili da 15 a 30 e dotandoci di una maggiore organizzazione. Abbiamo quindi iniziato ad operare in sinergia con la Caritas, il Comune e il servizio civile. L’attuale locanda prende avvio dal dormitorio ‘San Riccardo Pampuri’ e nasce circa cinque anni fa. Non è quindi il classico dormitorio, ma un centro di accoglienza per le persone senza fissa dimora. Ci siamo evoluti prendendo totalmente in carico le persone e offrendo loro dei percorsi progettuali, mirando più a un reinserimento sociale e al ritorno alla loro vita, attraverso un lavoro d’equipe con i servizi sociali e con la Caritas. Abbiamo quindi iniziato a strutturarci maggiormente nell’ambito delle figure professionali, dotandoci di una psicologa coordinatrice e due educatori professionali, che operano insieme ai frati e ai novizi, in quanto qui, è presente un noviziato europeo del Fatebenefratelli”.

La missione del vostro ordine è riassunta nell’esortazione di San Giovanni di Dio che era solito dire “Fate del bene fratelli perché, facendolo agli altri, lo farete anche a voi stessi”. In che modo lo realizzate oggi?

“Lo realizziamo concretamente attraverso le attività della ‘Locanda San Giovanni di Dio’, che rappresenta il carisma del nostro fondatore. Egli ha cominciato ad accogliere i poveri di Granada, togliendoli dal freddo della strada e portandoli in un luogo caldo, accogliente e di cura rivolto alla totalità della persona, quindi anche della spiritualità, dando loro la possibilità di incontrare Cristo. Noi accogliamo tutte le religioni e dialoghiamo con tutti”.

Papa Francesco, nel suo Pontificato, spesso ci ha esortato ad accogliere i poveri e a far sì che gli ultimi diventino i primi. In che modo applicate questo insegnamento nella vostra comunità?

foto Samantha Zucchi/Insidefoto/Image
nella foto: Papa Francesco

“Applichiamo questo insegnamento accogliendo gli ultimi, ovvero coloro di cui la società non si prende carico e sono isolati. Noi vogliamo essere samaritani, seguendo l’esortazione di Papa Francesco ad uscire fuori e aprire le porte a chi ha bisogno. La locanda nasce dal Vangelo e, in particolare, dalla parabola del buon Samaritano. Il Santo Padre, al nostro capitolo generale precedente, ci ha esortato a fare il modo che, anche i nostri ospedali, siano delle locande dove vengono accolte persone bisognose, sia di cure sanitarie che spirituali”.

Christian Cabello

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