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Una culla che salva la vita

“Sono le 8.15 di mattina del 19 luglio quando all’improvviso squilla il cellulare collegato alla culla termica. Ero in procinto di celebrare la Messa e ho creduto fosse uno scherzo. Immediatamente mi sono diretto nella stanza della culla e l’emozione è stata grande. Non era uno scherzo. Nella culla c’era un bambino” con la voce commossa Don Antonio Ruccia parroco della Chiesa di San Giovanni Battista, situata nel rione di Poggiofranco, in provincia di Bari, racconta ad InTerris il suo incontro con il bambino trovato nella culla termica della sua parrocchia. “Piangeva ed era agitato, l’ho preso subito in braccio per assicurarmi che stesse bene. Aveva una tutina a strisce bianche e azzurre”.

Una storia d’amore in culla

“Appena trovato il bambino, è stato subito allertato il 118. La corsa al Policlinico e poi la bella notizia. Il bambino sta bene”.”Sono andato questa mattina al reparto di neonatologia e gli ho consegnato a nome di tutta la comunità un piccolissimo crocifisso con lo stemma di Don Tonino Bello. Io personalmente sono molto legato a Don Tonino e ritengo che Luigi in questo momento sia quell’ala di riserva, a cui don Tonino ha sempre fatto riferimento. Per tutto quello che abbiamo vissuto e perché tutto il mondo sembra sia crollato, questo è il momento in cui bisogna esaltare le speranza, la bellezza di Dio e la bellezza del mondo che ancora una volta sono nella nostra vita”.

L’Italia presenta dati raccapriccianti per quanto riguarda l’abbandono dei neonati…perché si prende questa decisione?
“Non ci sono delle spiegazioni razionali a questi atti. Noi non possiamo sapere cosa stiano vivendo le persone che decidono di compiere questi atti. Sappiamo che però in questo momento Luigi rappresenta un inno alla vita. La sua è una proposta di amore”.

Quando nasce l’idea della culla termica?
“La culla è legata all’esperienza della realtà parrocchiale, non è legata ad un’associazione, ma è legata alla Chiesa in quanto comunità. É frutto delle offerte delle persone che hanno voluto sostenere il progetto e che ora rappresentano un’unica grande famiglia per Luigi. La comunità è in festa!” continua felice Don Antonio. “Decidemmo di installarla dopo che fu ritrovato senza vita il corpo di una bimba su una spiaggia di Monopoli: «Non dovrà accadere mai più», fu detto. Dopo cinque anni, quella culla si è «riempita» per la prima volta”.

Cosa insegna la storia di Luigi?
“Noi come comunità parrocchiale dobbiamo capire che c’è sempre una possibilità, oltre quelle che sono già offerte, per poter andare incontro agli altri. Ora aspettiamo che cresca un pochino, nel frattempo il piccolo rimarrà in ospedale, e poi sarà affidato ad una famiglia per poi essere adottato”.

Rossella Avella

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