La pace come unico antidoto al veleno della guerra. Lo spirito di Assisi

Il primo papa che ha scelto di chiamarsi come il Poverello di Assisi propone incessantemente la pace come antidoto allo "spirito di Caino". Simone Cristicchi racconta "Franciscus", il santo di tutti. Debutta il 7 novembre il nuovo musical e il cantautore afferma: "Mi piacerebbe farne un album"

Assisi
Lo spirito di Assisi contro la guerra. Il primo papa che ha scelto di chiamarsi come il Poverello di Assisi propone incessantemente la pace come antidoto allo “spirito di Caino”. Simone Cristicchi racconta “Franciscus”, il santo di tutti. Debutta il 7 novembre il nuovo musical e il cantautore afferma: “Mi piacerebbe farne un album”. Sono più che mai attuali le pagine della “Populorum Progressio” nelle quali si dice che la proprietà privata non è un diritto assoluto ma è subordinata al bene comune. E quelle del Catechismo di San Pio X che elenca tra i peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio l’opprimere i poveri e il defraudare della giusta mercede gli operai.
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Assisi condivisa

“Non solo sono affermazioni ancora valide. Ma più il tempo passa e più trovo che siano comprovate dall’esperienzasostiene Jorge Mario Bergoglio-. I poveri sono carne di Cristo. Prima che arrivasse Francesco d’Assisi c’erano i ‘pauperisti’. Nel Medio Evo ci sono state molte correnti pauperistiche. Il pauperismo è una caricatura del Vangelo e della stessa povertà. Invece san Francesco ci ha aiutato a scoprire il legame profondo tra la povertà e il cammino evangelico. Gesù afferma che non si possono servire due padroni, Dio e la ricchezza. È pauperismo? Gesù ci dice qual è il ‘protocollo’ sulla base del quale noi saremo giudicati. Ed è quello che leggiamo nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo. Ho avuto fame, ho avuto sete, sono stato in carcere, ero malato, ero nudo e mi avete aiutato, vestito, visitato, vi siete presi cura di me. Ogni volta che facciamo questo a un nostro fratello, lo facciamo a Gesù. Avere cura del nostro prossimo. Di chi è povero, di chi soffre nel corpo, nello spirito, di chi è nel bisogno. Questa è la pietra di paragone. È pauperismo? No, è Vangelo“.Assisi

No all’idolatria

Infatti, prosegue Jorge Mario Bergoglio, “la povertà allontana dall’idolatria, dal sentirci autosufficienti. Zaccheo, dopo aver incrociato lo sguardo misericordioso di Gesù, ha donato la metà dei suoi averi ai poveri”. Quello del Vangelo è “un messaggio rivolto a tutti, il Vangelo non condanna i ricchi ma l’idolatria della ricchezza, quell’idolatria che rende insensibili al grido del povero. Gesù ha detto che prima di offrire il nostro dono
davanti all’altare dobbiamo riconciliarci con il nostro fratello per essere in pace con lui. Credo che possiamo, per analogia, estendere questa richiesta anche all’essere in pace con questi fratelli poveri“. Lo spirito di Assisi è l’espressione di Giovanni Paolo II. Dal 27 ottobre 1986 questo soffio di pace si è diffuso ovunque e conserva la forza viva del momento in cui si è scaturito. “È bastato un breve incontro su una collina, qualche parola, qualche gesto. Perché l’umanità straziata riscoprisse nella gioia l’unità delle sue origini”, rievocava il cardinale Roger Etchegaray.Assisi

Soffio di Assisi

“Se San Francesco nascesse oggi? Me lo immagino un artista in tournée con il suo spettacolo, che è poi raccontare il Vangelo. Una lunghissima tournée a ingresso libero nelle piazze: le testimonianze dell’epoca raccontano che quando arrivava in città, si radunavo in migliaia ad ascoltarlo. Certo, non so come facessero senza amplificazione. Ma questo è uno spettacolo pieno di domande, anche di dubbi”. Simone Cristicchi racconta la sua nuova avventura: Franciscus. Il “folle di Dio” che parlava agli uccelli, nuova tappa teatrale della sua personale ricerca sul “mondo dell’invisibile, più che della spiritualità”. E che dopo lo spettacolo sulla figura del predicatore David Lazzaretti, dopo “Alla ricerca della felicità” e il “Paradiso da Dante”, si dedica al santo più famoso e amato al mondo, Francesco da Assisi. Produzione Centro Teatrale Bresciano, Accademia Perduta Romagna Teatri con Corvino Produzioni, scritto insieme a Simona Orlando, lo spettacolo debutta al Sociale di Brescia dal 7 al 13 novembre. In tournée fino a marzo 2024 (con tappe anche a Belluno, Ferrara, Rovereto, Bolzano, Roma).
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800 anni

All’alba degli 800 anni dalla morte di Francesco, che si celebreranno nel 2026, arriva in una stagione ricca di titoli a lui dedicati. Dal Fra’ di Giovanni Scifoni al ritorno di Forza venite gente e il nuovo L’asino e il bue di Ascanio Celestini. “A me interessava raccontarlo a modo mio – spiega Cristicchi all’Ansa– San Francesco era un rivoluzionario, un estremista, innamorato della vita. Era il folle che parlava agli uccelli e vedeva la bellezza in ogni persona e animale. Soprattutto era un uomo in conflitto con se stesso. E da quel dolore è scaturita una trasformazione. Non si può prescindere, ovviamente, dalla sua esperienza mistica, ma in generale era un uomo che cercava di capire il mondo. E di riportare un’armonia con il creato e quindi con il divino. Non viene dichiarato eretico, perché in realtà vuole rifondare la Chiesa da dentro“.

Messaggio attuale

San Francesco, aggiunge l’artista, “non mette mai in discussione l’autorità del Papa. E poi è l’uomo della relazione, dell’incontro. Un concetto importante anche oggi con quello che stiamo vivendo”. In un vero musical, con “sette-otto nuovi brani” scritti insieme ad Amara e con musiche di Tony Canto, Cristicchi solo in scena dà voce a San Francesco in un dialogo tra sé e il Cencio, immaginario stracciarolo dell’epoca, che parla un esperanto di umbro, francese, spagnolo e latino. “Con Simona Orlandi abbiamo fatto grandi e rigorose ricerche storiche – prosegue – Su Francesco esistono decine di migliaia di biografie. E’ forse il santo di cui si è scritto di più in assoluto. Ma a me interessava il suo messaggio, più che la biografia. Mi sono chiesto: cosa può dirci oggi quest’uomo straordinario vissuto otto secoli fa? Quanto è attuale il suo messaggio? Il primo tema è la scelta di farsi povero, che non vuol dire miseria, privarsi del necessario, ma del superfluo. Esattamente quello che noi oggi pensiamo ci renda felici e invece ci sommerge e ci toglie tutto, tempo, attenzione. Poi c’è il tema della follia e la santità, che sembrano legate da un filo sottilissimo“.
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Franciscus

Per la parte musicale, secondo il cantautore, “ho scelto melodie orientali, musica armena e persiana. Richiamano la spiritualità che Francesco conobbe quando andò a incontrare il sultano d’Egitto. E ho aggiunto qualche coro gregoriano da contrappunto. E’ un po’ la metafora dell’unione fra queste due grandi religioni: Islam e cristianesimo. È vero – conclude Cristicchi- non pubblico un disco dal 2013, però nel frattempo ho scritto decine di canzoni. Le persone possono venirle a sentirle cantate dal vivo a teatro: una scelta un po’ controcorrente, come faceva Gaber al tempo. Anche se questa volta mi piacerebbe pubblicarle, magari in un album intitolato Franciscus”.