Papa Francesco, a bordo della ‘papamobile’ aperta, è entrato alle 8:45 in Piazza San Pietro, dove stamane ha tenuto l’udienza generale. Il Pontefice ha fatto il giro tra i vari settori, per salutare e benedire da vicino i fedeli, giunti a migliaia da ogni parte del mondo.
Prima di entrare nella piazza, Francesco ha fatto salire a bordo della ‘jeep’ cinque bambine e un bambino, che ha portato con sé nel giro tra la folla dei pellegrini. Molti anche oggi i bambini che il Papa ha baciato e accarezzato, grazie al solerte aiuto degli uomini della Gendarmeria vaticana. Prima di compiere l’ultimo tratto dal sagrato della piazza delimitata dal colonnato del Bernini fino alla sua postazione, Francesco si è congedato dai suoi piccoli ospiti, che si sono goduti il giro tra i vari settori presi d’assalto dai fedeli attrezzati per la pioggia con impermeabili e ombrelli.
“I viaggi in nave a quel tempo erano durissimi e pericolosi. Molti morivano in viaggio per naufragi o malattie. Oggi purtroppo muoiono perché noi li lasciamo morire nel Mediterraneo!”. Lo ha detto papa Francesco nell’udienza generale, dedicando la sua catechesi alla figura di San Francesco Saverio, considerato “il più grande missionario dei tempi moderni”, patrono delle mission cattoliche.
“Anche oggi la Cina è un polo culturale, ha una storia grande, una storia bellissima”. Lo ha sottolineato papa Francesco ‘a braccio’ nella sua catechesi nell’udienza generale, parlando dell’opera missionaria di San Francesco Saverio in Oriente e del fatto che, “grande sognatore, Saverio in Giappone capisce che il Paese decisivo per la missione nell’Asia era un altro: la Cina. Con la sua cultura, la sua storia, la sua grandezza, esercitava di fatto un predominio su quella parte del mondo”. Così, tornato a Goa, “poco dopo s’imbarca di nuovo sperando di poter entrare in Cina, nonostante sia chiusa agli stranieri. Ma il suo disegno fallisce: egli muore sulla piccola isola di Sancian, davanti alle coste cinesi, aspettando invano di poter sbarcare sulla terraferma vicino a Canton – ha ricordato il Pontefice -. Il 3 dicembre 1552, lui muore in totale abbandono, solo un cinese è accanto a lui a vegliarlo”.
“Ieri la Chiesa in Polonia faceva memoria liturgica di Sant’Andrea Bobola, gesuita, sacerdote e martire. A lui affidiamo tutte le questioni difficili della vostra patria e quelle degli altri paesi, in particolare la questione della pace in Ucraina“. Lo ha detto papa Francesco nell’udienza generale, salutando i pellegrini polacchi.
Fonte: Ansa
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