Papa Francesco ha “un vivissimo desiderio di essere portatore di pace, ovunque egli vada. In questo senso, anche le situazioni politiche o i piani strategici passano, per così dire, in secondo piano”. E’ quanto ha dichiarato il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in un’intervista all’Osservatore Romano circa i viaggi del Pontefice nel Caucaso, a pochi giorni dall’annuncio del programma della visita in Georgia e in Azerbaigian (30 settembre-2 ottobre) che segue, di fatto, quella in Armenia (24-26 giugno) del mese scorso. “Nel caso concreto – ha sottolineato Parolin -, non penso si possa ipotizzare una facile soluzione di tutte le problematiche che riguardano la regione caucasica. Esse hanno bisogno di sforzo, di volontà politica e di disponibilità al compromesso. Ma Papa Francesco si reca nei Paesi caucasici con grande umiltà, cercando innanzitutto di ascoltare, di capire e, conseguentemente, di incoraggiare ogni iniziativa di dialogo e di apertura verso l’altro”.
A proposito dei cenni fatti da Bergoglio in Armenia nell’auspicare una soluzione pacifica attraverso quelle che ha chiamato “soluzioni viabili”, cioè vie concretamente percorribili, “è un auspicio generale che rimane valido, credo, anche per le successive tappe del viaggio nel Caucaso meridionale”, ha osservato Parolin. “Per quanto riguarda invece le ‘soluzioni viabili’ sul tema concreto del Nagorno Karabakh – aggiunge il segretario di Stato -, esiste già uno strumento internazionale creato dall’Osce e chiamato il Gruppo di Minsk. Rilevo che, dopo il doloroso riaccendersi del conflitto all’inizio del mese di aprile scorso, anche i rappresentanti di tale organismo hanno parlato di un rilancio di iniziative alla ricerca di una soluzione durevole, possibilmente attraverso qualche compromesso tra le Parti. Non resta che auspicare che detti sforzi portino frutto”.
“Se Papa Francesco usa determinate parole o espressioni lo fa generalmente per compatire il dolore di chi ha di fronte, per esprimere la propria vicinanza ai sofferenti e per affidarli al Signore attraverso la preghiera – ha proseguito il porporato -. Nel caso concreto, si tratta di qualcosa di ancora più ampio: penso che il Santo Padre sia stato abbastanza esplicito, nei gesti e nelle parole, mosso dall’unico e profondo desiderio che da tutte le Parti, e quindi anche dal lato di chi ha subito grandi ingiustizie nel passato, ci si incammini verso una sincera apertura e ci sia volontà di cercare, almeno gradualmente, perdono e riconciliazione”.
“Mi limito a citare alcune righe del discorso da lui pronunciato nell’incontro con le Autorità civili e il Corpo diplomatico – ha aggiunto Parolin -, dove ha auspicato che si moltiplichino, da parte di tutti, gli sforzi affinché nelle controversie internazionali prevalgano sempre il dialogo, la costante e genuina ricerca della pace, la collaborazione tra gli Stati e l’assiduo impegno degli organismi internazionali, al fine di costruire un clima di fiducia propizio al raggiungimento di accordi duraturi, che guardino al futuro”.
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