Chiesa Cattolica

Francesco benedice i Bambinelli: “Il Natale porti un raggio di pace”

Un momento consuetudinario ma che, stavolta, assume un’incredibile importanza spirituale. La benedizione dei Bambinelli, che Papa Francesco impartisce al termine della preghiera dell’Angelus, attraversa Piazza San Pietro per raggiungere i cuori dell’umanità, attanagliati dagli effetti diretti e indiretti della guerra in corso. Il Santo Padre, che non aveva trattenuto la sua commozione durante la preghiera all’Immacolata dell’8 dicembre in Piazza Mignanelli, benedice i Bambinelli, “cioè le statuine di Gesù Bambino che voi, cari bambini e ragazzi, avete portato qui e che poi, tornando a casa, metterete nel presepe”, per far sì che il tempo di Avvento possa essere accompagnato da una speranza di pace. “Vi invito a pregare, davanti al presepio, perché il Natale del Signore porti un raggio di pace ai bambini del mondo intero – ha detto il Papa -. Specialmente a quelli costretti a vivere i giorni terribili e bui della guerra, questa guerra in Ucraina che distrugge tante vite, tante vite, e tanti bambini”.

L’Angelus di Papa Francesco

La terza domenica di Avvento è accompagnata dal passo evangelico che parla di Giovanni Battista e della sua carcerazione. Durante la quale “manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù: ‘Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?'”. Un dubbio che si aggrappa ai pensieri di Giovanni. Egli pensava “a un Messia severo che, arrivando, avrebbe fatto giustizia con potenza castigando i peccatori”. Gesù, invece, “ha parole e gesti di compassione verso tutti, al centro del suo agire c’è la misericordia che perdona”. Una crisi che, come ricorda Papa Francesco, può dirci qualcosa di importante. Perché Giovanni, in carcere, vive una situazione difficile: “In carcere c’è oscurità, manca la possibilità di vedere chiaro e di vedere oltre. In effetti, il Battista non riesce più a riconoscere Gesù come Messia atteso”.

Ribaltare le prospettive

Potrebbe stupire che tali dubbi riguardino colui che aveva battezzato Gesù nel Giordano, indicandolo ai suoi discepoli come Agnello di Dio. Questo, spiega il Papa, “significa che anche il più grande credente attraversa il tunnel del dubbio. E questo non è un male, anzi, talvolta è essenziale per la crescita spirituale: ci aiuta a capire che Dio è sempre più grande di come lo immaginiamo”. Le opere che compie, infatti, ci sorprendono e il suo agire supera i nostri bisogni. “E perciò non dobbiamo mai smettere di cercarlo e di convertirci al suo vero volto”. E così fa il Battista: “Nel dubbio, lo cerca ancora, lo interroga, ‘discute’ con Lui e finalmente lo riscopre”. Una situazione che può riguardare anche noi stessi e i nostri “carceri interiori”, che ci rendono incapaci di riconoscere la novità del Signore. “L’Avvento, allora, è un tempo di ribaltamento di prospettive, dove lasciarci stupire dalla grandezza della misericordia di Dio. Lo stupore: Dio sempre stupisce”.

Damiano Mattana

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