Ogni volta che facciamo il segno della croce all'inizio della giornata e prima di ogni attività importante, ogni volta che diciamo Padre nostro, ci riappropriamo delle radici che ci fondano“. Così Papa Francesco durante l'omelia nella celebrazione eucaristica che conclude il suo “pellegrinaggio ecumenico” a Ginevra, in occasione dei 70 anni del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Giunto quasi al termine del suo ventitresimo viaggio internazionale, il Pontefice ha sottolineato il bisogno di riappropriarsi delle proprie radici, soprattutto “nelle nostre società spesso sradicate. Il Padre nostro rinsalda le nostre radici. Quando c'è il Padre, nessuno è escluso; la paura e l'incertezza non hanno la meglio. Riemerge la memoria del bene, perché nel cuore del Padre non siamo comparse virtuali, ma figli amati. Egli non ci collega in gruppi di condivisione, ma ci rigenera insieme come famiglia”.
Inoltre, durante la messa al Palaexpo, il Papa ha ricordato che “ogni essere umano ci appartiene e di fronte alle tante cattiverie che offendono il volto del Padre, noi suoi figili siamo chiamati a reagire come fratelli, come buoni custodi della nostra famiglia, e a darci da fare perché non vi sia indifferenza nei riguardi del fratello, di ogni fratello: del bambino che ancora non è nato, come dell'anziano che non parla più, del conoscente che non riusciamo a perdonare come del povero scartato. Questo il Padre ci chiede, ci comanda: di amarci con cuore di figli, che sono tra loro fratelli”. In un passaggio dell'omelia, Francesco ha sottolineato che il “pane è essenziale per vivere“, ricordando che molte persone nel mondo soffrono la fame. “Guai a chi specula sul pane – ha ammonito – Il cibo di base per la vita quotidiana dei popoli deve essere accessibile a tutti“.
Poi una riflessione sullo stile di vita che la maggior parte delle persone conduce. “Si corre dalla mattina alla sera, tra mille chiamate e messaggi, incapaci di fermarsi davanti ai volti, immersi in una complessità che rendefragili e in una velocità che fomenta l'ansia. – ha spiegato – S'impone una scelta di vita sobria, libera dalle zavorre superflue“. Questo è necessario per recuperare la semplicità della vita che oggi è come “drogata”. Il Pontefice ha sottolineato che è necessario fare “una scelta controcorrente, rinunciare a tante cose che riempiono la vita ma svuotano il cuore“. “Scegliamo le persone rispetto alle cose, perché fermentino relazioni personali, non virtuali. Torniamo ad amare la fragranza genuina di quel che ci circonda. Quando ero piccolo, a casa, se il pane cadeva dalla tavola, ci insegnavano a raccoglierlo subito e a baciarlo. Apprezzare ciò che di semplice abbiamo ogni giorno, custodirlo: non usare e gettare, ma apprezzare e custodire“.
“Dio ci libera da ogni peccato, perdona tutto, tutto, ma una cosa chiede: che non ci stanchiamo di perdonare a nostra volta. Vuole da ciascuno un'amnistia generale delle colpe altrui – ha detto il Pontefice al termine dell'omelia – Bisognerebbe fare una bella radiografia del cuore, per vedere se dentro di noi ci sono dei blocchi, ostacoli al perdono, pietre da rimuovere”.
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