La speranza di Dio non è un miraggio, come certe pubblicità dove tutti sono sani e belli, ma è una promessa per la gente reale, con pregi e difetti, potenzialità e fragilità, come tutti noi”. Sono le parole di Papa Francesco durante l'Angelus in piazza San Pietro dove ha voluto ripercorrere “l'esperienza che abbiamo vissuto nelle settimane del Sinodo: è stato un tempo di consolazione e di speranza, proprio attraverso il lavoro impegnativo e anche faticoso”. Il Pontefice ha sottolineato che si è trattato soprattutto un momento di ascolto che ha richiesto tempo, attenzione e apertura della mente e del cuore. “Ma questo impegno – ha sottolineato il Pontefice – si trasformava ogni giorno in consolazione, soprattutto perché avevamo in mezzo a noi la presenza vivace e stimolante dei giovani, con le loro storie e i loro contributi. Attraverso le testimonianze dei Padri sinodali, la realtà multiforme delle nuove generazioni è entrata nel Sinodo, per così dire, da tutte le parti: da ogni continente e da tante diverse situazioni umane e sociali”.
Il Pontefice, inoltre, ha spiegato che in questo periodo in cui tutti si sono messi in ascolto “abbiamo cercato di leggere la realtà, di cogliere i segni di questi nostri tempi. Un discernimento comunitario, fatto alla luce della Parola di Dio e dello Spirito Santo”. Un dono fatto dal Singore “quello di raccogliere voci e volti dalle realtà più varie e così poter tentare un'interpretazione che tenga conto della ricchezza e della complessità dei fenomeni, sempre alla luce del Vangelo”. Papa Francesco ha spiegato che durante il Sinodo si è parlato di come camminare insieme attraverso le sfide, come il mondo digitale, il fenomeno delle migrazioni, il senso del corpo e della sessualità, il dramma della guerra e della violenza. Secondo il Pontefice “i frutti di questo lavoro stanno già 'fermentando', come fa il succo dell'uva nelle botti dopo la vendemmia. Il Sinodo dei giovani è stato una buona vendemmia e promette del buon vino”. Ma, ha sottolineato, che il primo frutto del Sinodo non è stato il documento finale per quanto importante, ma nell'esempio che è stato dato. “Più del documento però è importante che si diffonda un modo di essere e lavorare insieme, giovani e anziani, nell'ascolto e nel discernimento, per giungere a scelte pastorali rispondenti alla realtà”.
Inoltre il Pontefice ha voluto esprimere la sua vicinanza “alla città di Pittsburgh, negli Stati Uniti d'America, e in particolare alla comunità ebraica, colpita ieri da un terribile attentato nella sinagoga – ha detto il Papa – L'Altissimo accolga i defunti nella sua pace, conforti le loro famiglie e sostenga i feriti. Tutti in realtà siamo feriti da questo disumano atto di violenza. Il Signore ci aiuti a spegnere i focolai di odio che si sviluppano nelle nostre società, rafforzando il senso di umanità, il rispetto della vita, i valori morali e civili, e il santo timore di Dio, che è Amore e PAdre di tutti”.
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