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La libertà di San Francesco

Facendo un viaggio ad Assisi, guardando il film “Fratello sole sorella luna” di Zeffirelli e leggendo le “Fonti Francescane“, provoca ammirazione la libertà di frate Francesco. Smettere di essere schiavi delle cose, dei luoghi, delle persone (anche carismatiche) e soprattutto dell’io – che è l'elemento più ingombrante e cessa di esistere un’ora dopo la morte – ci fa essere veramente liberi interiormente.

La libertà è un dono dello Spirito Santo e dei figli di Dio. Non coincide con il “lbertinismo” la capacità di donare tutto il proprio cuore al volere di Dio. Chi ama è libero da schemi e da regole e non è bloccato dalla paura, dal pessimismo, dall’egoismo, dal condizionamento di quello che fanno gli altri. In tante religioni, ma anche nella mistica cristiana, la causa di ogni “sofferenza esistenziale” è l’attaccamento alle cose, alle persone, alla propria volontà.

Guardiamo san Francesco che si spoglia nudo in una piazza lasciando le vesti del mondo e indossando l’armatura della preghiera, della povertà e dell’amore verso tutte le creature. Sceglie come letto la nuda terra e come tetto il cielo stellato e vive in letizia e in fraternità. Il Poverello d’Assisi ha la libertà di parlare con il lupo di Gubbio (che come sappiamo era un brigante) e di dialogare con il sultano musulmano. Chi è libero è coraggioso, sincero, spontaneo, semplice, autentico e vero. Tutti gli anarchici credono di esserlo, ma messi al comando possono diventare grandi dittatori.

La “frustrazione” nasce dalla mancanza di scegliere il paradiso o l’inferno ogni giorno. I santi già hanno vissuto il paradiso su questa terra nell’oggi di Dio. Frate Francesco c’insegna la gioia in un mondo “depresso” e “sommerso” dalla tristezza (che è lo sguardo continuo verso se stessi), c’insegna anche a sposare madonna povertà, cioè a restituire agli altri tutta la “ricchezza di doni” elargitaci dal Signore. Frate Francesco è un maestro di libertà cristiana perché vive, già nel medioevo, la Chiesa in uscita di Ppapa Francesco.

Concludiamo la riflessione proprio con le parole del Pontefice sul perdono alla Porziuncola: “Cari fratelli e sorelle, il perdono di cui san Francesco si è fatto 'canale' qui alla Porziuncola continua a 'generare paradiso' ancora dopo otto secoli. In questo Anno Santo della Misericordia diventa ancora più evidente come la strada del perdono possa davvero rinnovare la Chiesa e il mondo. Offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi. (…) Il mondo ha bisogno di perdono; troppe persone vivono rinchiuse nel rancore e covano odio, perché incapaci di perdono, rovinando la vita propria e altrui piuttosto che trovare la gioia della serenità e della pace. Chiediamo a san Francesco che interceda per noi, perché mai rinunciamo ad essere umili segni di perdono e strumenti di misericordia (Meditazione nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, 4 agosto 2016). 

fra Emiliano Antenucci

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