Il Pontefice: “Solo il Crocifisso può dare una risposta al dolore”

Il mistero insondabile del dolore è stato al centro della riflessione di Papa Francesco nella catechesi svolta durante l’udienza generale a partire dal pianto di Rachele di fronte alla strage degli Innocenti. “Quando qualcuno – ha detto a braccio quasi al termine del suo discorso – si rivolge a me e mi fa una domanda difficile, mi dice per esempio “ma perché soffrono i bambini?”, davvero io non so cosa rispondere. Solo dico guarda il Crocifisso, Dio ci ha dato suo Figlio, lui ha sofferto per noi e forse lì troverà risposte. Ma di qua non ci sono, solo guardare l’amore di Dio che ci dà suo Figlio che offre la sua vita per noi può indicare qualche strada di consolazione”. Poi ha continuato: “Il Figlio di Dio è entrato nel dolore degli uomini, non dimenticare questo; lo ha condiviso ed ha accolto la morte; la sua Parola è definitivamente parola di consolazione, perché nasce dal pianto”. Le lacrime, ha detto ancora il S. Padre, riferendosi al pianto di Rachele ma anche a quelle di Maria, “hanno generato speranza e nuova vita”. Il Papa si è soffermato sul dolore causato dalla perdita di un figlio: davanti a una simile tragedia “una madre non può accettare parole o gesti di consolazione, che sono sempre inadeguati, mai capaci di lenire il dolore di una ferita che non può e non vuole essere rimarginata. Un dolore proporzionale all’amore. Ogni madre sa tutto questo; e sono tante, anche oggi, le madri che piangono, che non si rassegnano alla perdita di un figlio, inconsolabili davanti a una morte impossibile da accettare. Rachele racchiude in sé il dolore di tutte le madri del mondo, di ogni tempo, e le lacrime di ogni essere umano che piange perdite irreparabili. Questo rifiuto di Rachele che non vuole essere consolata ci insegna anche quanta delicatezza ci viene chiesta davanti al dolore altrui. Per parlare di speranza a chi è disperato, bisogna condividere la sua disperazione; per asciugare una lacrima dal volto di chi soffre, bisogna unire al suo il nostro pianto. Solo così le nostre parole possono essere realmente capaci di dare un po’ di speranza”. E, ancora a braccio, il Pontefice ha aggiunto: “E se non posso dire parole così, col pianto, col dolore, meglio il silenzio: la carezza, il gesto e niente parole”.
Il testo di Geremia ripreso nel Vangelo di Matteo che narra la strage degli Innocenti “ci mette di fronte alla tragedia dell’uccisione di esseri umani indifesi, all’orrore del potere che disprezza e sopprime la vita”. Ma Dio, ha sottolineato il Papa, “con la sua delicatezza e il suo amore, risponde al pianto di Rachele con parole vere non finte”. Le lacrime “hanno generato speranza”. “Questo – ha sottolineato sempre a braccio il S. Padre – non è facile da capire ma è vero: tante volte nella vita nostra le lacrime seminano speranza, sono semi di speranza”.
Al termine dell’udienza, riferendosi alle “notizie drammatiche del massacro avvenuto nel carcere di Manaus, dove un violentissimo scontro tra bande rivali ha causato decine di morti” il Papa ha espresso “dolore e preoccupazione per quanto accaduto. Invito a pregare per i defunti, per i loro familiari, per tutti i detenuti di quel carcere e per quanti vi lavorano. E rinnovo l’appello perché gli istituti penitenziari siano luoghi di rieducazione e di reinserimento sociale, e le condizioni di vita dei detenuti siano degne di persone umane.Vi invito – ha aggiunto a braccio – a pregare per questi detenuti morti e vivi e anche per tutti i detenuti del mondo, perché le carceri non siano sovraffollate”, concludendo con un’Ave Maria.