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Il Papa nel carcere di Paliano: “La lavanda dei piedi non è folklore”

Quella che si celebra la sera del Giovedì Santo “non è una cerimonia folkloristica”, ma un “gesto per ricordare quello che ha dato Gesù”, ovvero il suo corpo e il suo sangue. Il rito della “lavanda dei piedi” è un segno dell’amore di Dio “ci ama fino alla fine”, nonostante i nostri peccati. Così Papa Francesco si è rivolto ai 70 detenuti presenti nella Casa di Reclusione di Paliano, dove ha celebrato la Messa in Coena Domini. Nell’omelia, pronunciata a braccio, il Pontefice sottolinea l’importanza del servizio, ricordando che il Papa stesso “è il primo chiamato a servire per seminare amore”.

Gesù dona la vita per ogni uomo

“Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine”. E’ questo il versetto del Vangelo, proclamato durante la celebrazione, sul quale Bergoglio si sofferma maggiormente. Nel narrare l’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli, il Pontefice ricorda: “Dio ci ama fino alla fine, nonostante i nostri peccati. Il Signore – prosegue – sapeva che era stato tradito, che stava per essere consegnato da Giuda, ma ama fino alla fine e dona la vita per ognuno di noi”. Una cosa certamente non facile, “perché tutti noi siamo peccatori, tutti abbiamo limiti, difetti”, eppure “tutti sappiamo amare”. Ma non siamo come Dio, “che ama senza guardare le conseguenze. Per far comprendere questo agli apostoli, Gesù, “che era ‘il capo’, lava i piedi ai suoi discepoli”. Un gesto, ricorda Bergoglio, che all’epoca “svolgevano gli schiavi” prima “dei pranzi e delle cene”, perché la gente nel cammino s’impolverava i piedi.

“Anche il Papa si fa servo come Gesù”

Cristo “capovolge” questa regola. E a Pietro, che non voleva essere lavato i piedi dal suo maestro, Gesù spiega “che Lui è venuto al mondo per servire, per servirci, per farsi schiavo per noi, per dare la vita per noi, per amare sino alla fine”. Quindi, una precisazione: “Oggi, nel cammino, quando arrivavo, c’era gente che salutava: ‘Viene il Papa. Il capo della Chiesa’. Il capo della Chiesa è Gesù, eh! Non scherziamo. Ma il Pontefice è la figura di Cristo e io vorrei fare lo stesso che Lui ha fatto. In questa cerimonia, il celebrante lava i piedi ai fedeli. Quello che sembra il più grande – prosegue – deve fare il lavoro dello schiavo. Ma per seminare amore”. Francesco invita allora i detenuti “ad aiutarsi reciprocamente”, a fare “servizio” per il proprio compagno, “perché questo è amore, questo è come lavare i piedi. E’ essere servo degli altri”.

Ripensiamo all’amore di Dio

Una volta, ricorda Francesco, “i discepoli litigavano tra loro, su chi fosse il più grande, il più importante”. La risposta di Gesù spiazza tutti: “Quello che vuole essere importante, deve farsi il più piccolo e il servitore di tutti”. E questo, aggiunge, è quello che fa Dio con noi, lui “ci serve, è il Servitore. Tutti noi, che siamo poveracci tutti! Ma Lui è grande, è buono. Ci ama così come siamo. Per questo, durante questa celebrazione pensiamo a Dio. Non è una cerimonia folkloristica: è un gesto per ricordare quello che ha dato Gesù”, ovvero il suo copro e il suo sangue.

Il rito

Al termine dell’omelia, Papa Francesco compie il rito della “lavanda dei piedi” a 12 dei 70 detenuti presenti nel carcere: 10 italiani, un argentino e un albanese. Tra questi, anche tre donne e un musulmano che riceverà il Sacramento del Battesimo il prossimo mese di giugno.

Il carcere di Paliano

La Casa di Reclusione di Paliano (in Provincia di Frosinone e Diocesi di Palestrina) si caratterizza per essere l’unico Istituto in Italia che è riservato in particolare ai collaboratori di Giustizia. Gli interventi e le attività dei trattamenti (lavoro, istruzione, formazione, attività culturali, ricreative, sportive, religiose, rapporti con la famiglia) sono inseriti in un progetto organico, il “Progetto d’Istituto”. La Direttrice, Nadia Cersosimo, parla di “iniziative che evitano l’ozio, riducono le distanze, abbattono i pregiudizi e aprono la strada al reinserimento”. Fra i corsi di formazione predisposti ci sono: un laboratorio di iconografia, un corso di ceramica, un laboratorio di pizzeria e pasticceria, un laboratorio di falegnameria e restauro, un’area agricola con produzione biologica, una zona dedicata all’allevamento di capre, conigli, polli e maiali ed una zona apiaria, con la produzione di miele. Ogni anno un progetto in partnership con Poste Italiane prevede la realizzazione da parte dei reclusi di cartoline e bollo per l’annullo filatelico. Oltre alla formazione professionale, è ampiamente favorita la destinazione dei detenuti all’espletamento di attività lavorative che costituiscono, per la Direzione del Centro, elemento fondamentale del trattamento.

I regali dei detenuti al Papa

I reclusi di Paliano, in occasione della visita di Bergoglio, hanno preparato diversi doni. Si tratta di prodotti provenienti del loro orto biologico, manufatti in ulivo, una mantella in lana bianca e alcuni dolci.

 

Fabio Beretta

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