Il Papa: “Gesù ci precede nelle periferie”

Papa Francesco ha parlato nella cattedrale luterana di Tallinn per l'incontro ecumenico con i giovani. Presenti i rappresentanti religiosi delle diverse confessioni. Il Papa è stato accolto nell'edificio dal saluto di due ragazzi, uno cattolico e l'altro protestante. “E' sempre bello riunirci per testimoniare la vita – ha esordito il Santo Padre – è molto bello stare insieme, noi che crediamo in Gesù Cristo”. Papa Francesco ha voluto sottolineare l'importanza di questi appuntamenti ecumenici: “Questi incontri realizzano il sogno di Gesù espresso nell'ultima cena. Sforziamoci di vederci come pellegrini, senza sospetti e diffidenze verso il compagno di strada, guardando soltanto a ciò che cerchiamo; la pace”. Anche in quest'occasione, il Papa ha utilizzato come metafora la professione di artigiano: “La pace è artigianale ed avere fiducia negli altri è sempre qualcosa di artigianale, fonte di felicità.  Beati gli operatore di pace. Bisogna essere in pace non solo con i credenti ma con tutti, tutti hanno qualcosa da dirci”.

Ai giovani

Prendendo spunto da un dipinto che si trova nell'abside e che contiene una frase tratta dal Vangelo di Matteo – “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” – Papa Francesco si è rivolto ai giovani: “Voi giovani cristiani vi potete identificare con alcuni elementi di questo brano del Vangelo; nelle orazioni che precedono il brano, Matteo ci dice che Gesù sta accumulando delusioni. Prima si lamenta perchè dice che a quelli a cui si rivolge non va bene nulla”. Il Santo Padre ha fatto un parallelismo con quello che accade alle nuove generazioni: “Succede spesso a voi giovani con gli adulti; quando vi vedono molto felici, essi diffidano e se vi vedono angosciati, relativizzano quello che vi succede“.

Verso il Sinodo

Papa Francesco ha fatto riferimento all'imminente apertura del Sinodo sui giovani a Roma ad ottobre: “Nella consultazione prima del Sinodo in cui rifletteremo sui giovani, molti di voi ci chiedono che qualcuno vi accompagni e vi capisca senza giudicare, che sappia ascoltarvi e rispondere ai vostri interrogativi”. Richieste, ha notato il Papa, che spesso non sono state prese nella giusta considerazione: “Le nostre chiese cristiane, ogni processo religioso strutturato istituzionalmente, a volte si portano dietro un atteggiamento in cui è stato più facile parlare piuttosto che ascoltare, piuttosto che lasciarsi interrogare ed illuminare da ciò che voi vedete”. “Tante volte – ha aggiunto il Papa – le comunità cristiane si chiudono senza accorgersene e non ascoltano le vostre inquietudini. Voi vi aspettate di essere accompagnati non da un giudice inflessibile, nè da un genitore iperprotettivo, ma da qualcuno che non ha timore delle sue debolezze”. Papa Francesco ha auspicato un approccio diverso rispetto a quello tenuto fino ad oggi da parte delle comunità cristiane nei confronti delle esigenze dei giovani: “Vogliamo – ha detto il Santo Padre – piangere con voi se state piangendo, accompagnare con i nostri applausi e le nostre risate le vostre gioie, aiutarvi a vivere così la sequela del Signore”.

Accompagnare, non imporre

Ancora una volta, Papa Francesco è tornato a ribadire che c'è bisogno di testimonianza, non di proselitismo: “Quando una comunità cristiana è davvero cristiana non fa proselitismi. Ascolta, riceve, accompagna e fa cammino, ma non impone. Gesù si lamenta anche delle città che ha visitato e deplora la loro mancanza di fiuto nel rendersi conto che il cambiamento che era venuto era urgente, non poteva aspettare. Sono più testarde ed accecate di Sodoma. Quando noi adulti ci chiudiamo in una realtà che è già un fatto, non ci accorgiamo che nessuno ci ascolta, nessuno ci crede“. Per risultare credibili agli occhi dei giovani, le comunità cristiane devono dimostrare di poter risolvere i problemi più gravi che le affliggono: “Abbiamo bisogno – ha detto il Papa – di convertirci, di capire che per essere al vostro fianco dobbiamo risolvere tante situazioni che in definitiva sono quelle che vi allontanano”. Il Santo Padre ha chiarito questo concetto: “Sappiamo che molti giovani non ci chiedono nulla perchè non ci ritengono interlocutori significativi per la loro esistenza. E' brutto questo, quando una comunità si comporta in modo tale che i giovani pensano; 'questi non mi diranno nulla che servirà alla mia vita'”. “Alcuni,anzi, chiedono – ha aggiunto Francesco – di essere lasciati in pace espressamente perchè sentono la presenza della Chiesa come fastidiosa ed irritante. E questo è vero eh! Li indignano gli scandali sessuali ed economici di fronte ai quali non vedono una condanna netta“. Questa circostanza, secondo il pontefice, richiede un cambio di passo: “Vogliamo essere una comunità trasparente, attraente, onesta, comunicativa, accessibile e interattiva. Una comunità senza paura perchè le paure ci chiudono”. “Le paure – ha ribadito il Papa – ci spingono ad essere proselitisti, mentre la fratellanza è un'altra cosa”.

Le sorprese del Signore

L'ingresso del Papa era stato accolto da canti eseguiti dai giovani cristiani presenti. Un'esibizione che il Papa ha dimostrato di apprezzare: “Vedendovi riuniti così a cantare, resto ammirato perchè nonostante la nostra mancanza di testimonianza voi continuate a scoprire Gesù in seno alle nostre comunità. Sappiamo che dove c'è Gesù c'è sempre possibilità di rinnovamento, di conversione, la vita ha sempre sapore di Spirito Santo”. Papa Francesco ha voluto, poi, rivolgere parole di speranza per i giovani estoni: “Una vostra famosa cantante, circa dieci anni fa, diceva in una delle sue canzoni che l'amore è morto, se n'è andato, non vive più qui. No, per favore, l'amore non è morto“. Il Santo Padre ha invitato a non pensarla in questo modo, ma a considerare ancora l'amore come qualcosa di accessibile: “Sono tanti quelli che fanno questa esperienza; vedono che si dissolve l'amore di coppia, vedono che a nessuno importa se devono emigrare per trovare lavoro o si sentono odiati perchè strnaieri. Ma sappiamo che non è così. Gesù quando è morto ha preferito alle parole il gesto forte della croce”.

La perdita del senso della vita

Papa Francesco è voluto poi tornare su un tema affrontato più volte durante la visita apostolica nei Paesi Baltici, quello della perdita del senso della vita: “Anche per noi credenti c'è il rischio di perdere il senso della vita e questo succede quando noi credenti siamo incoerenti”. Per evitarlo, il Santo Padre ha suggerito: “Accogliamo insieme quella novità che Dio porta nella nostra vita, dove gli uomini continuano a cercare una risposta alla domanda sul senso della loro vita. Ma non andremo mai da soli, Dio verrà con noi, Lui non ha paura delle periferie, anzi, Lui stesso si è fatto periferia”. Per accogliere questa novità bisogna avere “il coraggio di uscire dai nostri egoismi, dalle nostre idee chiuse e di andare nelle periferie, lì lo troveremo perchè Gesù ci precede, Egli è già là“. Alla luce di questa considerazione, Papa Francesco è ritornato sul testo della canzone estone già citata: “L'amore – ha detto il Papa – non è morto, ci chiama, ci invita, chiede slo di aprire il cuore”. “Chiediamo – ha concluso il pontefice – la forza apostolica di portare il Vangelo agli altri ma per offrirlo, non per imporlo.” Per il Santo Padre, bisogna “rinunciare a fare della nostra vita cristiana un museo di ricordi; la vita cristiana è vita, è speranza, non è un museo. Lasciamo che lo Spirito Santo ci lasci contemplare la storia nella prospettiva di Gesù risorto”. “Così – ha concluso il Papa – le nostre chiese saranno in grado di andare avanti accogliendo in sè le sorprese del Signore. Le sorprese del Signore, il Signore ci sorprende perchè la vita ci sorprende sempre. Andiamo avanti all'incontro di queste sorprese“.