Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Con queste parole Gesù si rivolge alla folla nella sinagoga di Cafarnao, dopo averla sfamata ed essersi presentato come “il pane vivo disceso dal Cielo”. Un passaggio che, spiega Papa Francesco durante l'Angelus domenicale in Piazza San Pietro, “è decisivo, e infatti provoca la reazione degli ascoltatori, che si mettono a discutere tra loro: 'Come può costui darci la sua carne da mangiare?'. Quando il segno del pane condiviso porta al suo significato vero, cioè il dono di sé fino al sacrificio, emerge l’incomprensione, emerge addirittura il rifiuto di Colui che poco prima si voleva portare in trionfo”. Ma è ancora Gesù a dare la risposta: “Se non mangiate la carne del figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita”. Qui, spiega il Pontefice, “insieme alla carne compare anche il sangue. Carne e sangue nel linguaggio biblico esprimono l’umanità concreta. La gente e gli stessi discepoli intuiscono che Gesù li invita ad entrare in comunione con Lui, a 'mangiare' Lui, la sua umanità, per condividere con Lui il dono della vita per il mondo. Altro che trionfi e miraggi di successo”.
Il pane di vita offerto da Gesù “sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo, viene a noi donato gratuitamente nella mensa dell’Eucaristia. Attorno all’altare troviamo ciò che ci sfama e ci disseta spiritualmente oggi e per l’eternità. Ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa, in un certo senso, anticipiamo il cielo sulla terra, perché dal cibo eucaristico, il Corpo e il Sangue di Gesù, impariamo cos’è la vita eterna”. E questo, dice il Santo Padre, significa vivere per il Signore perché, è scritto, “colui che mangia me virà per me”. L'Eucaristia ci spinge a non viverse solo per noi stessi ma “per il Signore e per i fratelli: la felicità e l’eternità della vita dipendono dalla nostra capacità di rendere fecondo l’amore evangelico che riceviamo nell’Eucaristia”.
Carne e sangue, il pane della vita offerto per noi. E “non si tratta di un cibo materiale, ma di un pane vivo e vivificante, che comunica la vita stessa di Dio. Per avere questa vita è necessario nutrirsi del Vangelo e dell’amore dei fratelli”. Dinanzi all’invito di Gesù a nutrirci del suo Corpo e del suo Sangue, conclude il Santo Padre, “potremmo avvertire la necessità di discutere e di resistere, come hanno fatto gli ascoltatori di cui ha parlato il Vangelo di oggi. Questo avviene quando facciamo fatica a modellare la nostra esistenza su quella di Gesù, ad agire secondo i suoi criteri e non secondo i criteri del mondo”. Ma egli “non si stanca di invitarci al suo banchetto per saziarci di lui, 'pane vivo disceso dal cielo'. Nutrendoci di questo cibo possiamo entrare in piena sintonia con Cristo, con i suoi sentimenti, con i suoi comportamenti”.
Al termine della benedizione, il Pontefice ha rivolto un pensiero alle vittime delle alluvioni del Kerala, in India, per le quali hanno trovato la morte centinaia di persone: “Non manchi a questi fratelli la nostra solidarietà e il concreto sostegno della Comunità internazionale. Sono vicino alla Chiesa in Kerala, che è in prima linea per portare soccorso alla popolazione. Preghiamo insieme per quanti hanno perso la vita e per tutte le persone provate da questa grande calamità”.
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