“In questo momento difficile ciascuno è chiamato a superarsi, elevando lo sguardo al di là dell’orizzonte dell’egoismo e degli interessi particolari per ricercare il bene comune”. Così Papa Francesco nell’udienza ai vescovi del Mali. Il Pontefice ha osservato che i problemi del Paese africano “hanno a volte minato la convivenza tra le diverse componenti della società, non risparmiando l’armonia tra uomini e donne di diverse religioni, presenti sulla terra maliana, ricca di un glorioso passato, sinonimo di ammirevoli tradizioni, tra cui la tolleranza e la coesione”. La Chiesa del Mali, ha sottolineato, è “testimone di speranza e di pace”, nonostante le difficoltà. Il successore di Pietro, inoltre, ha invitato i presuli ad assicurare “vicinanza” ai loro “fedeli”, ma anche agli “altri concittadini di ogni classe sociale e di ogni religione, uomini e donne di buona volontà impegnati nella lotta contro l’intolleranza e l’esclusione”.
Il Papa ha ringraziato i presenti per aver saputo “preservare, in un contesto delicato, il dialogo con i musulmani per la salvaguardia dei tesori culturali del Mali, in particolare le grandi biblioteche di Timbouctou, patrimonio dell’umanità”. “Le comunità cristiane e i loro pastori – ha aggiunto – sono chiamati ad una testimonianza di fede ancora più marcata, fondata su un’adesione senza riserve ai valori del Vangelo”. Secondo il Santo Padre “occorre radicare i valori della famiglia cristiana in un contesto sociale marcato dai divorzi e dalla poligamia e promuovere la condizione e il ruolo della donna nella società, combattendo abusi e violenze” e ricordando che Gesu “ha voluto nascere da una donna, la Vergine Maria”. Infine ha incoraggiato i vescovi del Mali a proseguire nell’opera di “promozione umana”, rivolta in particolare ai giovani, ispirata alla cultura della solidarietà e dell’accoglienza, specie per fronteggiare le violenze e favorire “un’autentica riconciliazione nazionale”.
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