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Il Curato d'Ars, “emblema di bontà e carità”

Furfante – gridò il demonio al santo Curato d'Ars, sbattendolo di peso contro la parete della stanza -. Mi hai già rubato ottantamila anime quest'anno; se ci fossero quattro sacerdoti come te, sarebbe presto finito il mio regno nel mondo…”. Così, secondo quanto narrato da La Scala per il Paradiso, il maligno si rivolse a Jean-Marie Baptiste de Vianney, meglio noto come il santo Curato d'Ars, che Papa Pio XI propose come patrono di tutti i parroci del mondo. Un uomo semplice che, vincendo le difficoltà portate dalle povere condizioni sociali nelle quali era nato, riuscì a ottenere l'ordinazione sacerdotale e a fare della propria vita una missione semplice ma fondamentale: evangelizzare attraverso il sacerdozio, esercitando il suo ministero nella penitenza e nella preghiera.

Un modello di santità

Benedetto XVI, nel 2009, anno in cui ricadeva l'anniversario numero 150 della sua morte, istituì per lui uno speciale Anno sacerdotale. Papa Francesco, dopo di lui, non ha mai mancato di indicarlo come modello di santità e di vocazione sacerdotale, ponendo il suo esempio come emblema “di bontà e di carità per tutti i sacerdoti”. Proprio oggi, nel giorno della sua commemorazione come santo della Chiesa cattolica, il Santo Padre ha ricordato di aver voluto “inviare una Lettera ai sacerdoti di tutto il mondo, per incoraggiarli nella fedeltà alla missione alla quale il Signore li ha chiamati”, poiché “la testimonianza di questo parroco umile e totalmente dedito al suo popolo, aiuti a riscoprire la bellezza e l’importanza del sacerdozio ministeriale nella società contemporanea”.

Il santo Curato d'Ars

Non fu facile il percorso del futuro Curato d'Ars verso il sacerdozio: nato nella povertà vissuta dalle classi meno agiate della scala sociale di una Francia che stava per entrare nel periodo della Rivoluzione, Jean-Marie Baptiste riuscì, con la tenacia propria degli uomini di fede e l'aiuto dell'abate di Ecully, Charles Balley (del quale divenne poi vicario), a superare le immense difficoltà legate all'analfabetismo al quale le povere condizioni della famiglia lo avevano costretto e, poco dopo, della diserzione forzata sulle montagne di Noes, nell'Alvernia, dalla quale fu scagionato con il matrimonio fra Napoleone Bonaparte e Maria Luisa d'Asburgo. Divenuto prete, ritornò a Ecully come vicario di Balley e, alla sua morte, iniziò a esercitare il suo ministero nel piccolo borgo di Ars-sur-Formans. E lì lavrò instancabilmente, fra le trecento persone di quello sperduto villaggio, con l'incrollabile spirito della sua fede, una preghiera assidua e fedele compagna di viaggio. Ed è sempre lì che nacque la sua aura di modello sacerdotale, quella che tutti i Papi contemporanei ricordano ancora come esempio edificante di semplicità e dedizione.

DM

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